Branson, Murdoch e il futuro dei giornali. Su internet? No, su iPad

Pubblicato il 3 Dicembre 2010 - 12:03 OLTRE 6 MESI FA

La morte del quotidiano cartaceo è annunciata ormai da anni. Ora però si sta capendo che il terreno di scontro non è più solo tra vecchi e nuovi media, ma anche nello stesso ambito delle ultime tecnologie.

Tra chi l’ha capito e si sta muovendo di conseguenza ci sono sicuramente due luminari dei media, Richard Branson e Rupert Murdoch. Entrambi si sono resi conto che, se il web è il primo concorrente dei vecchi quotidiani, l’iPad è il primo concorrente del web.

Così entrambi hanno deciso di dare vita a due quotidiani specifici per iPad.

Il patron di Virgin lo scorso 30 novembre ha presentato a New York “Project”, una rivista mensile di informazione, consultabile al costo di 1,70 sterline o 2,99 dollari.

Il tycoon australiano è invece in procinto di lanciare “The Daily”, un giornale che, nelle speranze di Murdoch, porterà 800mila persone a spendere un dollaro alla settimana.

Entrambi, quindi, stanno per imporre ai lettori una tariffa in un’epoca in cui la maggior parte delle pubblicazioni su Internet è gratuita.

La decisione di Murdoch di tenere separato il nuovo quotidiano dall’ “open Web”, pubblicandolo sull’iPad, ha provocato scetticismo e perfino ostilità negli ambienti dei media digitali. “Murdoch continua a far guerra a Internet, ma Internet continua a uscirne vittorioso”, ha scritto Mathew Ingram sul blog GigaOm technology.

Tim Berners-Lee, lo scienziato britannico padre del World Wide Web, si è lamentato su Scientific American delle informazioni riservate sugli utenti raccolte e archiviate da Facebook, e dell'”inquietante” desiderio degli editori della carta stampata di creare dei mondi chiusi.

La verità è che internet non ha portato poi molti vantaggi agli editori puri, rivelandosi invece utile a chi sforna informazioni a basso costo.

Anche perché, fa notare il Financial Times, “un browser normale su un computer è utile per prendere il meglio di qualcosa (“skimming”) o navigare (“surfing”) tra vari siti di informazione, ma lo è in modo solo scadente per immergere l’utente in uno di essi.

“La Rete è un’esperienza infinita: non si ha mai una sensazione precisa di quanto sia sterminata”, afferma John Rose, un partner del Boston Consulting Group. Una qualità che tende ad avvantaggiare maggiormente i siti “superficiali”, in senso tecnico, cioè quelli che hanno una grande quantità di materiale aggregato e link, per esempio Gawker e l’Huffington Post – rispetto a quelli più pesanti, che hanno una quantità maggiore di contenuti.

L’iPad, con le sue app a schermo intero contenenti un unico gioco o un’unica fonte di informazione, è diverso, come è diverso il fatto che è possibile scaricare tutta insieme un’edizione intera. Ciò rende più facile navigare in profondità, rendendo possibile sapere sempre dove ci si trova esattamente, un’esperienza molto simile a quella che si vive con la carta stampata. E forse è proprio su questo che puntano Branson e Murdoch.