Nuovissimi “Mostri”. Califano: “Aiuto pubblico, guadagno 20mila euro”. Zaia: “Pompei, quattro sassi”

di Lucio Fero
Pubblicato il 10 Novembre 2010 - 14:15 OLTRE 6 MESI FA

“I Mostri” era il titolo di un film ormai antico, una rassegna di paradossali tipi umani raccontati con l’ironia fresca di un genere narrativo chimato commedia all’italiana. Molti anni dopo venne tentato un “remake”, titolo ovvio: I Nuovi Mostri. Non venne benissimo, l’ironia narrativa risultò arida e in qualche modo afona, sbatteva contro un inaspettato problema: la realtà dei tipi umani in carne e ossa raggiungeva e superava il paradosso. Ora sono sulla scena, sulla scena della cronaca e non sul set cinematografico i nuovissimi mostri, tipi umani che nessuna sceneggiatura potrebbe inventare.

Franco Califano

Il primo è Franco Califano, detto “Il Califfo”. Ha pubblicamente fatto sapere di gradire un aiuto pubblico e di Stato come persona in crisi, crisi economica, come fosse un’azienda. Califano, parole sue, incassa tuttora ventimila euro l’anno dalla Siae come diritti d’autore sulle sue canzoni. Ma che ci fa uno che è stato ricco con ventimila euro l’anno? Quindi batte cassa alla cassa del pubblico denaro. Se non proprio denaro cash, chiede alla mano pubblica almeno una mano per fare serate retribuite. E’ Califano uno dei nuovissimi mostri, uno della galleria dei paradossali tipi umani contemporanei? Lui sì di certo: l’impudenza tranquilla con cui chiama la collettività a compiangere la sua passata agiatezza e a ripristinarla in qualche modo, con cui vuole sia a carico collettivo il suo spendere e spandere dei tempi belli. Ma, insieme a Califano, nuovissimi mostri sono quegli amministratori pubblici, la Polverini governatore del Lazio e Alemanno sindaco di Roma che, in nome di una malintesa e obliqua solidarietà “romana” raccolgono, legittimano e si dicono pronti a lenire il suo lamento. Povero Califano con ventimila euro l’anno…e quelli che con ventimila l’anno ci campano tutta una vecchiaia?

Il secondo è Oscar Lancini, famosissimo sindaco di Adro. Quello del simbolo del sole “padano” sui banchi della scuola del paese. Quello che ha dovuto togliere quei simboli di partito da una scuola pubblica. Come un bambino dispettoso e capriccioso ora Lancini il simbolo leghista l’ha messo nel gonfalone del Comune. Un capriccio e un dispetto allo Stato, è la sua fierezza e il suo orgoglio. Non tanto un leghista duro e puro quanto un fanciullo mal cresciuto e mai cresciuto che gioca a fare il sindaco.

Luca Zaia

Il terzo è un altro leghista, più importante di lancini. E’ Zaia governatore del Veneto. Giustamente impegnato a portar soldi pubblici alla sua Regione alluvionata, ha straparlato: “Pompei, quattro sassi”. Che, sottinteso ma non tanto, non meritano un euro.

Cosa unisce, quale il minimo comun denominatore dei nuovissimi mostri, questa pattuglia e tante altre similari pattuglie che fanno esercito? L’idea che il proprio ombelico sia quello del mondo, la certezza sfacciata che a un passo dal loro ombelico nulla ci sia che valga qualcosa, la prepotente presunzione di essere vittime mentre fanno i carnefici. E soprattutto, diciamo così, “l’ombelico in faccia”.