I vescovi: famiglia debole? Colpa di “divorzi, tasse e unioni gay”

Pubblicato il 28 Ottobre 2010 - 10:17 OLTRE 6 MESI FA

Divorzi e unioni gay come fattori che destabilizzano la famiglia. Lo afferma la Cei negli Orientamenti pastorali per il decennio 2010-2020, pubblicati giovedì 28 ottobre  sul tema ”Educare alla vita buona del Vangelo”. Tra i tanti fattori che oggi minano e l’istituto familiare, ci sono, spiegano nel dettaglio i vescovi, le convivenze di fatto e i divorzi sempre più numerosi, un sistema fiscale che ”disincentiva la procreazione”, e anche ”i tentativi di equiparare alla famiglia forme di convivenza tra persone dello stesso sesso”. I vescovi lo scrivono negli

La famiglia, si legge nel documento ”a un tempo, e’ forte e fragile”, e la sua debolezza ”non deriva solo da motivi interni alla vita della coppia e al rapporto tra genitori e figli”. Secondo la Cei, ”molto più pesanti sono i condizionamenti esterni: il sostegno inadeguato al desiderio di maternità e paternità, pur a fronte del grave problema demografico; la difficoltà a conciliare l’impegno lavorativo con la vita familiare, a prendersi cura dei soggetti più deboli, a costruire rapporti sereni in condizioni abitative e urbanistiche sfavorevoli”. ”A ciò si aggiunga – proseguono i vescovi – il numero crescente delle convivenze di fatto, delle separazioni coniugali e dei divorzi, come pure gli ostacoli di un quadro economico, fiscale e sociale che disincentiva la procreazione”.

E ”non si possono trascurare, tra i fattori destabilizzanti, il diffondersi di stili di vita che rifuggono dalla creazione di legami affettivi stabili e i tentativi di equiparare alla famiglia forme di convivenza tra persone dello stesso sesso”. Per la Chiesa, comunque, ”la famiglia resta la prima e indispensabile comunità educante”, mentre per i genitori ”l’educazione è un dovere essenziale, perché connesso alla trasmissione della vita”.

Tuttavia, secondo i Vescovi,  ”educare in famiglia è oggi un’arte davvero difficile”: molti genitori, per la Cei, ”soffrono, infatti, un senso di solitudine, di inadeguatezza e, addirittura, d’impotenza”. Un ”isolamento”, questo, che è ”anzitutto sociale, perché la società privilegia gli individui e non considera la famiglia come sua cellula fondamentale”. ”Padri e madri – si legge ancora negli ‘Orientamenti pastorali’ – faticano a proporre con passione ragioni profonde per vivere e, soprattutto, a dire dei ‘no’ con l’autorevolezza necessaria”.

Il legame con i figli ”rischia di oscillare tra la scarsa cura e atteggiamenti possessivi che tendono a soffocarne la creativita’ e a perpetuarne la dipendenza”. E secondo i vescovi, ”occorre ritrovare la virtu’ della fortezza nell’assumere e sostenere decisioni fondamentali, pur nella consapevolezza che altri soggetti dispongono di mezzi potenti, in grado di esercitare un’influenza penetrante”. Il richiamo della Cei è che ”la famiglia va dunque amata, sostenuta e resa ‘protagonista attiva’ dell’educazione non solo per i figli, ma per l’intera comunita”’. ”Sostenere adeguatamente la famiglia – conclude -, con scelte politiche ed economiche appropriate, attente in particolare ai nuclei numerosi, diventa un servizio all’intera collettività”.