Brindisi: ‘Sei gay? Sei malato, niente patente’

Pubblicato il 11 Maggio 2011 - 13:56 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Si e’ visto negare il rinnovo della patente perché gay. Dopo il caso di Catania, dove a un giovane venne sospesa la patente “per disturbo dell’identita’ sessuale”, ora e’ toccato a un ragazzo di Brindisi. La sua vicenda e’ resa nota dai Radicali, che hanno depositato oggi una interrogazione urgente ai ministri dei Trasporti e della Difesa. Cristian Friscina, titolare di una patente di guida emessa dalla motorizzazione civile di Brindisi nel 1999, si è visto negare il rinnovo della patente perché secondo i documenti ‘risulterebbero patologie che potrebbero risultare di pregiudizio per la sicurezza della guida’.

Dalle risultanze della comunicazione trasmessa dall’Ospedale Militare Bonomo di Bari, dove il ragazzo era stato mandato quando si era dichiarato omosessuale durante il periodo della leva, risulta che tale comunicazione “fa sorgere dubbi sulla persistenza dei requisiti di idoneità psicofisica prescritti per il possesso della patente”. Le conseguenze di questo diniego, sottolineano i Radicali, continuano a produrre un grave danno al cittadino pugliese, in particolare in ambito lavorativo, per la non possibilità di potersi muovere.

Secondo Sergio Rovasio, dell’Associazione radicale Certi diritti, Friscina “non è che un esempio di forma di discriminazione che avviene oggi in Italia contro una persona omosessuale”. “Grazie all’aiuto legale del presidente di Rete Lenford, l’avvocato Antonio Rotelli e al coinvolgimento dell’Ufficio Antidiscriminazioni del Ministero per le Pari Opportunità – prosegue – siamo certi che la vicenda si risolverà in suo favore, come già avvenuto a Catania due anni fa con, anche, il risarcimento da parte del Ministero dei Trasporti dei danni provocati dal diniego alla guida a un cittadino in ragione del suo orientamento sessuale. Aiuteremo Cristian e gli saremo vicini, augurandoci che episodi così gravi e odiosi non avvengano più nel nostro paese e che i ministri interessati chiedano scusa per il comportamento assurdo dei loro uffici” conclude Rovasio.