Dai vermi mangia-tumori agli scheletri leggeri: quando il robot aiuta l’uomo

Pubblicato il 25 Giugno 2012 - 17:29 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Minuscoli vermi metallici che sanno distruggere i tumori del cervello, chip che collegamo il cervello al computer e che ricordano quelli del film 'Matrix', scheletri più leggeri e flessibili per aiutare a camminare che non è in grado di farlo da solo: sono alcuni dei robot alleati dell'uomo, presentati oggi a Roma, nel congresso internazionale sui bio-robot organizzato dalla maggiore associazione delle aziende impegnate nella robotica, la Ieee, e dal Campus Bio-Medico di Roma.

Lunghi circa un centimetro e dal diametro di 13 millimetri, i robot vermiformi che sanno distruggere i tumori senza danneggiare il tessuto sano, sono guidati dal chirurgo, che li manovra con un joystick simile a quello dei giochi elettronici mentre segue i loro movimenti grazie alle immagini catturate in diretta dalla Risonanza magnetica nucleare.

La tecnica si sta sperimentando al momento solo su animali, ha detto il neurochirurgo Jean Marc Simard, dell'Università del Maryland.

''I risultati ottenuti finora sono molto positivi, tanto che negli animali si riesce ad eliminare il 95% del tumore''. Questo risultato è considerato il più sicuro attualmente raggiungibile perché il margine del 5% è necessario per evitare di danneggiare le aree sane. Simard ritiene che i primi test sull'uomo possano essere condotti fra 3 o 5 anni.

L'altra area sulla quale gli esperti di biorobotica di tutto il mondo sono al lavoro è quella dei chip utilizzati come interfaccia tra l'uomo e il computer. Sono, cioè microchip capaci di far dialogare il cervello direttamente con la macchina per controllare, ad esempio, il movimento di bracci robotici da utilizzare come protesi hi-tech.

''In questo campo è in corso acceso dibattito fra ingegneri e chirurghi'', ha detto Nitish Thakor, della Johns Hopkins University. Di sicuro, ha aggiunto, ''questo settore sta vivendo un periodo molto produttivo''.

Grandi cambiamenti in arrivo anche per gli scheletri ''indossabili'', o esoscheletri, utilizzati come supporto per camminare. Uno dei modelli più flessibili e leggeri (20 chilogrammi contro gli oltre cento di modelli più vecchi) e soprattutto sa 'imparare', adattandosi al movimento di chi lo indossa. Si chiama Evryon ed è stato messo a punto in Italia, dal gruppo del Campus Bio-Medico diretto da Eugenio Guglielmelli.

''Sarà sperimentato a partire da agosto – ha detto l'esperto – su otto anziani di oltre 65 anni con un naturale declino delle capacità locomotorie''.