Demografia smonta meno soldi-meno figli. Non vogliamo farli

di Riccardo Galli
Pubblicato il 29 Novembre 2017 - 10:41 OLTRE 6 MESI FA
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Demografia: in Italia sempre meno figli, ma non è colpa dei soldi in meno (foto Ansa)

ROMA – Demografia smonta l’equazione meno soldi-meno figli. E’ luogo comune attribuire alle difficoltà economiche, alla crisi economica, alla condizione economica delle coppie il fatto che in Italia nascano sempre meno bambini, si facciano sempre meno figli. Ecco, appunto, è un luogo comune. Non la realtà delle cose.

Un dato, tanto oggettivo quanto praticamente ignorato dalla comunicazione e dalla pubblica opinione, è quello stampato nella realtà della statistica demografica. Il 57 per cento, più della metà della scelta di non avere figli delle coppie italiane riguarda il primo figlio. Il primo, non il secondo o il terzo.

E cosa vuol dire questo 57 per cento? Testimonia che la scelta di non avere figli è culturale e non economica. Come spiega Patrizia Farina demografa e statistica appunto al Corriere della Sera, la difficoltà economica ferma la coppia di fronte all’eventualità del secondo o terzo figlio/a. Ma se la gran parte del blocco a procreare avviene al confine del primo figlio, allora la motivazione-assoluzione-alibi della ristrettezza economica è al massimo una concausa.

Concausa di un fenomeno più vasto, fenomeno di cui e nel quale il maggiore vettore è di natura culturale e non economico. Come è ovvio, ma chissà perché non altrettanto ovviamente considerato nella vulgata narrativo-informativa sulla denatalità, fino a 4/5 decenni fa l’unico desiderio condiviso delle donne (condiviso, non imposto, condiviso per quanto limitato) era appunto il diventare mamma.

Una percezione di sé da parte delle donne superata, svanita, accresciuta, migliorata, liberata nei decenni successivi. Comunque si voglia giudicare il processo culturale, sta di fatto che oggi le donne hanno e vivono un ventaglio di desideri e aspirazioni ben più ampio di quello della sola maternità. E quindi, anche e soprattutto per questo, sono meno disposte a fare figli. E a farli in qualunque momento della loro vita. Rinviano, rimandano, sempre più spesso rinunciano o meglio scelgono di no.

Così la natalità per coppia è, ultimi dati alla mano, ulteriormente calata. Da 1,34 figli per coppia ad 1,26 figli per coppia. Ora è intuitivo che una coppia, solo per mantenere il livello demografico preesistente, insomma solo per restare in pari tra generazioni, dovrebbe avere tasso natalità 2,00. Due genitori, due figli. Ogni media inferiore porta a diminuzione della popolazione.

Quel che accade in Italia. Da tempo. E ad ogni livello di reddito della società. Un calo della scelta di far figli, un calo se non proprio un’eclissi, che con dieci milioni tra poveri reali e famiglie in difficoltà economiche e gli altri cinquanta milioni decisamente fuori dall’indigenza, non può essere attribuito ai pochi soldi.

Far pochi figli è una scelta culturale delle donne. E degli uomini. Perché a far figli si fa in due. E anche se gli uomini sembrano fuggire dalla paternità meno di quanto le loro compagne facciano con la maternità, il ruolo dei maschi in questa vicenda sembra essere quello della passività complice.

Ma ci piace raccontarci che è tutta colpa delle crisi economica, colpa degli altri, colpa del mondo cattivo e difficile. E che, fosse per noi, saremmo tutti una famiglia Mulino Bianco con almeno due figli, un cane, due auto e magari un terzo bambino in progetto. Raccontarsela così in fondo esime dalla piccola fatica di leggere la arida demografia ed esime noi tutti, dio ci scampi, da qualsiasi responsabilità, perfino quella di una libera scelta.