Ferrara attacca l’Economist: “Stupidaggini su Berlusconi e il bunga bunga”

Pubblicato il 10 Giugno 2011 - 15:59 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Il 9 giugno l’Economist aveva criticato Silvio Berlusconi, scrivendo in copertina che il suo governo ha “fregato gli italiani”. Il giorno successivo Giuliano Ferrara, dalle colonne del Foglio, ha invece criticato l’operazione del giornale britannico: il giornalista italiano parla di “stupidaggini” riferite al bunga bunga e spiega che, a suo modo di vedere, nell’articolo dell’Economist manca un’analisi politica sul governo Berlusconi.

Secondo Ferrara “non c’è un’analisi responsabile e informata della questione maggiore del sistema italiano contemporaneo: il rapporto anomalo, patologico, tra giustizia e politica, un potentissimo fattore di condizionamento sull’autonomia delle istituzioni elettive, che intorno a Berlusconi ha creato meccanismi di paralisi civile, ma non ha risparmiato nemmeno la capacità delle opposizioni, una volta diventate governo, ed è successo per tre volte (Dini, governi dell’Ulivo, governo dell’Unione), di sortire comportamenti seri di governabilità e di crescita riformatrice”.

Per Ferrara l’articolo dell’Economist è addirittura contraddittorio: “Alcuni risultati dei nove anni su diciassette in cui Berlusconi ha governato vengono riconosciuti. Ma questo rende ancora più incongrua la diagnosi univocamente infausta dell’Economist e le sue conclusioni. I Tremonti e i Sacconi e i Maroni e i Marco Biagi sono storicamente creature del ciclo berlusconiano, ciascuno con la propria sensibilità e cultura politica, e se i conti italiani sono migliori di quelli francesi di gran lunga, e se il mercato del lavoro è stato riformato con risultati riconoscibili sul piano dell’occupazione, e se la riforma delle pensioni è tra le migliori d’Europa, tutte cose che il giornale inglese riconosce, questo non può essere considerato estraneo a Berlusconi o almeno a ciò che Berlusconi ha rappresentato”.

Ferrara, nonostante definisca l’Economist sia “un giornale molto serio”, scrive che “le stupidaggini a cui il lead del settimanale indulge sul bunga-bunga non sono nemmeno degne di essere commentate. Lo scandalo delle feste di Arcore un giorno sara’ ricordato come il penoso effetto di una accanita e faziosa tendenza della magistratura e del circuito mediatico a violare le regole del gioco e la privacy di un uomo pubblico che rivendica il proprio spazio privato con noncuranza e libertà, in circostanze radicalmente diverse da quelle in cui è incappato il beniamino dell’Economist, il socialdemocratico liberaleggiante e potente insider dell’establishment pro market Dominique Strauss-Kahn, l’uomo a cui la sinistra e i liberal europei, e lo stesso conservatorismo light dell’Economist, ha più o meno concesso lo status di “eroe filosofico”.

Poi Ferrara scrive la sua ipotesi sul perché l’Economist abbia pubblicato questo tipo di articolo: “L’impressione è che il rapporto sia politicamente inquinato dal pregiudizio, dal partito preso, dalla necessità di inseguire senza equanimità e apertura mentale sufficienti i giudizi di una copertina di dieci anni fa, disattesi dalla realtà, che è il critico più radicale del lavoro giornalistico”.