Vince il contenzioso con in Fisco in Tribunale, ma le Finanze: “Dimostralo” e non pagano

Pubblicato il 28 Settembre 2010 - 11:40 OLTRE 6 MESI FA

Vince il ricorso contro il Fisco ma ostacolato da una serie di paletti burocratici non riesce ad ottenere il rimborso dei soldi che ha ingiustamente pagato. Addirittura gli viene chiesto di dimostrare alle Finanze di aver vinto il ricorso. E’ la storia di un imprenditore di una società soggetta agli Studi di settore, che rende pubblica la controversia fiscale, inviando una lettera al Corriere della Sera.

“Nell’aprile del 2009 – si legge nella lettera – riceviamo un invito al contraddittorio da parte dell’Agenzia delle entrate  di Milano, che per l’anno 2004, a fronte della nostra dichiarata “incongruità” rispetto ai ricavi presunti dal sistema, rileva uno scostamento e presume un’evasione Ires, Irap, Iva”.

“La cifra indicata ci risultava ingiusta rispetto ai nostri reali ricavi e siamo riusciti a dimostrarlo. Tra maggio e settembre del 2009 partecipiamo a tre appuntamenti di “contraddittorio” in cui presentiamo tutti i documenti che ci vengono richiesti dal Fisco. L’esame non rileva alcuna irregolarità. Tuttavia lo stesso Fisco decide di esifere lo stesso importo che lievita a circa 140 mila euro”.

La lettera prosegue quindi con le varie udienze ed il contenzioso finchè il ricorso viene accolto, ed è a questo punto che cominciano i veri incedibili problemi. “La procedura vigente prevede che sia a carico di chi ha vinto la causa occuparsi occuparsi dello sgravio della cartella. Malgrado la sentenza stabilisca che avessimo ragione noi, la cartella resta sempre attiva, come la sua scadenza”.

Come fare per bloccarla quindi? “Dobbiamo essere noi a dimostrare a chi ha perso (che è già informato della sentenza), che abbiamo vinto la causa. Ci viene addirittura suggerito di aprire un nuoco contenzioso con il Fisco, con altre spese e perdite di tempo per tutti e con la scadenza che incombe”.

La lettera si conclude poi con un appello: “Siamo convinti che un Fisco severo ed efficiente sia da considerare per le imprese un vantaggio. Il Fisco però non dovrebbe mai costituire una minaccia per l’impresa e per le persone oneste che attraverso il proprio lavoro ricavano le risorse per vivere e per pagare, giustamente, anche le tasse”.