“Foto truccate per fondi alla ricerca sul cancro”: prof e ricercatrice accusati

di Redazione Blitz
Pubblicato il 16 Ottobre 2013 - 11:40 OLTRE 6 MESI FA

"Foto truccate per fondi alla ricerca sul cancro": prof e ricercatrice accusatiMILANO – Hanno truccato le foto delle cellule per ottenere finanziamenti sulla ricerca contro il cancro. Un “doping informatico” in alcuni casi a colpi di Photoshop, come scrive Luigi Ferrarella sul Corriere della Sera, che è finito nel mirino delle procure di Milano e di Napoli. Dati scientifici pubblicati su riviste importanti, ma ritoccati ad hoc per “rafforzare il curriculum dei ricercatori”, secondo le indagini. Curriculum che avrebbero permesso l’accesso a concorsi pubblici e finanziamenti dell’Associazione italiana ricerca sul cancro, Airc.

I sospetti sui dati truccati sollevati da un biologo molecolare e ricercatore del Cnr sono stati confermati dalla perizia informatica chiesta dai pm milanesi Maurizio Romanelli, Francesco Cajani e Antonio D’Alessio e affidata al professore Sebastiano Battiato dell’Università di Catania.

Ferrarella spiega che le pubblicazioni finite nel mirino della procura sono otto tra il 2001 e il 2012 e riguardano il lavoro del team di Alfredo Fusco, professore ordinario di patologia generale, direttore a Napoli dell’Istituto di endocrinologia e oncologia sperimentale del Cnr, socio corrispondente dell’Accademia dei Lincei e membro della commissione scientifica consultiva dell’Airc. Anche una ricercatrice del gruppo, Monica Fedele, è indagata insieme a Fusco con le accuse di falso e truffa.

Le immagini sarebbero state manipolate per ottenere i risultati desiderati, spiega il Corriere della Sera, e la prova sarebbe nelle foto originali trovate nei lavoratori di Fusco e della Fedele, che evidenziano la manipolazione di quelle pubblicate negli articoli:

“Nell’elettroforesi di gel si cerca l’assenza, presenza, collocazione o mutazione di proteine o geni ai quali si ipotizza possa essere associato l’insorgere di tumori. La consulenza informatica, però, svela che, per supportare quell’esito pubblicato dalle riviste scientifiche, nelle immagini rappresentative dei test sono state duplicate o ribaltate porzioni di immagini di proteine o di geni «scattate» in tutt’altri test”.

Una mail del 2007 dalla Fedele ad un’altra ricercatrice mostrerebbe la richiesta di foto da contraffare:

«Purtroppo il plasmide Atm, come temevamo, non è buono. Ho parlato di tutte le difficoltà con Alfredo (il professor Fusco, ndr ). Siccome gli esperimenti che dovevo fare con questo plasmide sono essenzialmente controlli di esperimenti che tu hai già fatto e per il quale hai già fatto 1.000 controlli, lui si sente sicuro di quello che viene affermato nel paper e mi ha chiesto di modificare la figura aggiungendo quei controlli anche se di fatto non siamo riusciti a farli (…) Spero tu sia d’accordo perché altrimenti questo lavoro rischia di essere bruciato. Ho bisogno che mi invii le foto originali in un formato compatibile con Photoshop». E la destinataria di questa mail si sfoga con un amico: «(…) In pratica se un esperimento riusciva una volta e dieci no, io dovevo decidere che andava bene lo stesso e pubblicare l’unica volta che era venuto bene come lo si voleva far venire! (…)».

Arturo Froio e Gianfranco Mallardo, avvocati difensori dei due indagati, hanno contestato le accuse dichiarando che gli esperimenti sono stati realmente eseguiti dai loro assistiti e che l’ipotesi di reato di truffa non sussiste per i finanziamenti Airc, che erano legati al tema proposto per la ricerca e non ai risultati.

Le indagini della procura di Napoli invece, con Francesco Greco e la pm Stefania Buda, hanno evidenziato la nascita di un mercato legato proprio alla manipolazione delle foto nei test:

” il fenomeno è talmente ampio da aver creato un mercato per studi di computer grafica specializzati nel taroccare la visualizzazione di test «su richiesta di dipartimenti scientifici e laboratori di ricerca»: un fotografo ha messo a verbale che i ricercatori committenti «capita siano presenti e dirigano le operazioni (…)», oppure «mandano un negativo e con foglio scritto a mano ci chiedono quali parti delle immagini isolare o spostare in posizione diversa dall’originale»”.