Google Translate ci farà parlare in tutte le lingue del mondo

Pubblicato il 16 Gennaio 2012 - 12:25 OLTRE 6 MESI FA

SAN FRANCISCO – La nuova frontiera della globalizzazione per Google è quella di far parlare tutti i suoi utenti in qualsiasi lingua. Proprio così, parlare e non semplicemente scrivere o tradurre. Ashis Venugopal, lo scienziato indiano che per Google ha inventato Translate, in un’intervista rilasciata al quotidiano la Repubblica, parla di un nuovo progetto a cui sta lavorando, proprio per l’azienda di Mountain View. Secondo mister Translate non ci serviremo più del motore di ricerca solo per tradurre testi da una lingua all’altra, ma proprio per parlare in una lingua sconosciuta. Siamo agli albori di un cambio epocale.

All’origine dell’idea di Venugopal c’è un’intuizione linguistica, tanto semplice quanto fondamentale. “Le lingue funzionano tutte allo stesso modo – spiega –  Ognuna deve saper comunicare chi fa che cosa, come viene fatto, quando viene fatto e dove”. Chi, come, dove, quando: aggiungi perché, ed è anche la domanda a cui risponde la legge fondamentale del giornalismo, commenta Angelo Aquaro, che lo ha intervistato. “Appunto: il perché. Ogni lingua sceglie di farlo in un modo diverso. Alcune disponendo le parole in un certo ordine. Altre aggiungendo alle parole certe lettere: le desinenze. Altre lasciando al contesto il compito di far emergere il significato. Ecco perché la prima domanda che dobbiamo farci è: in che modo questa particolare lingua risponderà a queste esigenze che sono universali? In che modo l’arabo mi indicherà qual è il soggetto e quale l’oggetto? In che modo la tua lingua mi aiuterà a distinguere il significato in un frase in cui c’è la parola ‘pallà e il verbo ‘toccare’? Io tocco la palla. Oppure: io vengo toccato dalla palla”.

La scommessa concerne la mole di dati. Google va a scavare nelle traduzioni di una stessa dichiarazione in tutte le lingue dell’Onu, pesca tra i classici della letteratura e delle religioni. “Per avere un’analogia di come funziona la macchina pensiamo a un ristorante cinese – spiega lo scienziato – Io non conosco le regole del cinese ma leggo prima la traduzione inglese, “Manzo in Agrodolce”, e prendo nota delle due parole cinesi. Poi leggo la traduzione di un altro piatto, “Vegetali in Agrodolce”, e rivedo quello stessa parola cinese usata per “Agrodolce”. Poi mi sposto su un altro piatto ancora, “Zuppa Vegetale”, e rivedo quella parola che ho incontrato prima e significa “Vegetale”. A questo punto sarò o no in grado di prevedere come si dice in cinese “Vegetale in Agrodolce”, senza leggere la traduzione in inglese?”.

Ne consegue che per la macchina una lingua è più difficile delle altre quando ha pochi dati sul web.