Il sito della posta certificata va in tilt, anche on line bisogna fare la fila

Pubblicato il 28 Aprile 2010 - 10:59 OLTRE 6 MESI FA

Un successo sì, con tanto di blocco informatico. Il debutto della posta elettronica certificata  sul sito postacertificata.gov.it in solo due giorni ha contato mediamente 20mila accessi orari registrati per oltre 400mila contatti. Troppi tanto da creare un vero e proprio blackout informatico.

«È stato raggiunto il numero massimo di connessioni. Riprovare più tardi». Questo il messaggio sul sito alle 14, alle 15, alle 16, alle 17 e alle 18 di ieri martedì 27 aprile. Più snervante di certe code allo sportello. Eppure, la Pec doveva servire proprio a snellire il dialogo con la pubblica amministrazione, garantendo valore legale alle comunicazioni.

Poste Italiane e Telecom Italia si scusano e affermano: «Il sistema è in continuo potenziamento per rispondere al crescente flusso di richieste e per soddisfare in maniera sempre più tempestiva le esigenze di informazione e di registrazione dei cittadini». Insomma bisognerà, anche in questo caso, mettersi in coda e attendere il proprio turno.

I cittadini si sono fatti trovare pronti a questa rivoluzione digitale, l’Italia si sa è allergica alle file, mentre non si può dire lo stesso per gli uffici della Pubblica amministrazione. Entro giugno 2009 tutti gli uffici avrebbero dovuto attivare una propria casella di posta, ma in realtà sono in pochi a essere arrivati pronti al debutto del 26 aprile.

La situazione, in ogni caso, sta migliorando e diverse pubbliche amministrazioni, sollecitate dal ministero, si stanno mettendo in regola in questi giorni: erano circa 10mila lunedì, il 60% dei comuni capoluogo e tra il 50 e il 60% delle Asl. Intanto per Poste italiane, che con Telecom Italia ha vinto la gara indetta dal ministero per la gestione del servizio, si apre un nuovo e promettente business.

Se si raggiungesse l’obiettivo di 50 milioni di caselle di Pec, infatti, la società avrebbe accesso a un vastissimo bacino di potenziali clienti a cui vendere prodotti e servizi. La Pec infatti è un servizio gratuito solo in parte e chi sceglierà di utilizzarla non potrà fare a meno di usare anche i diversi servizi accessori a pagamento. A partire dalla firma digitale indispensabile, per esempio, per chi voglia fare istanza alla pubblica amministrazione per via telematica.

Se la Pec decollasse, quindi, potrebbe rimpolpare le casse di Poste italiane, già coinvolta dal governo nelle operazioni social card e incentivi. L’azienda, caso più che raro per il settore in Europa, presenta da otto anni bilanci in utile. Un risultato su cui pesa la scelta di investire su servizi telematici per cittadini e imprese. Quest’anno il numero degli utenti registrati sul sito poste.it è arrivato a quota 5,3 milioni nel 2010 (erano 3,8 nello stesso periodo dell’anno scorso).