Katia Bertoldi, inventrice dell’emi-elica: “Tornare in Italia? Impossibile”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 27 Aprile 2014 - 06:00 OLTRE 6 MESI FA
Katia Bertoldi, inventrice dell'emi-elica: "Tornare in Italia? Impossibile"

La “emi-elica” scoperta da Katia Bertoldi (Foto Ansa)

BOSTON – Scoperta una nuova figura geometrica, la “elica anomala”. E dietro questa scoperta c’è un’italiana, Katia Bertoldi, docente alla prestigiosa università di Harvard, che certo non ha alcuna intenzione di tornare in Italia: “Non è un’alternativa. Qui mi hanno messa subito a dirigere un mio gruppo: un’opportunità che in Italia non avrei avuto”, ha detto ad Elena Tebano del Corriere della Sera, che l’ha intervistata.

Bertoldi, 36 anni, di Trento, oggi insegna Ingegneria meccanica applicata in una delle più importanti università degli Stati Uniti. La sua “elica anomala” che cambia continuamente il verso della propria curvatura, ribattezzata “emi-elica”, potrà trovare applicazione in particolare nelle nanotecnologie, per costruire composti biologici o manipolare le onde magnetiche, processo fondamentale per sviluppare apparecchi di uso medico.

Grazie a questa scoperta a novembre Bertoldi riceverà a Montreal, in Canada, il “Thomas J. R. Hughes Young Investigator Award”, premio per i migliori ricercatori di Ingegneria meccanica under 40.

Eppure da studente di liceo classico lei non immaginava questo futuro.

“Volevo fare l’architetto, ma poi ho deciso di iscrivermi a Ingegneria civile, indirizzo edile. Mi è bastato il primo esame di design per capire che non era la mia strada: mi mancava il gusto artistico. Alla fine ho scelto Ingegneria strutturale. L’ossessione degli ingegneri è la stabilità. Se costruisci un ponte, ti interessa evitare che si deformi e vada giù. A me invece piace vedere come le forme possano cambiare in modo sorprendente”.

E cos’ è nata la sua emi-elica è nata così:

“Due anni fa lavoravamo a un altro progetto e dovevamo realizzare delle molle con delle gomme. Abbiamo incollato insieme due pezzi di polimeri di lunghezze diverse, “stretchando”, cioè stirando, quello più corto. Poi li abbiamo rilasciati. Ci aspettavamo che creassero un’elica normale, invece veniva fuori una figura che non avevamo mai visto. La natura è piena di eliche, dai batteri alle corna dei mufloni, al Dna: ho cercato parecchio, ma una struttura simile alla mia emi-elica non sono riuscita a trovarla. Ora che abbiamo capito come si produce, ci interessa capire in quali proprietà si traduce”.

In effetti, il legame tra la teoria dell’ingegneria e la vita pratica è più stretto di quanto si pensi. In passato una invenzione di Bertoldi è finita nei negozi di giocattoli.

“Si chiama “Twist-o” e si trova anche in Italia: è formato da tanti pezzettini rigidi connessi che permettono di passare da una sfera grande a una piccola. Abbiamo perso le ore a guardarlo. Volevamo eliminare le cerniere, che sono molto difficili da costruire su scale piccole. Alla fine siamo riusciti a fare una mini sfera di silicone che è un pezzo unico, ma sottoposta a pressione si riduce di dimensioni”.

Tornare in Italia?

“Non posso neanche prenderlo in considerazione, non è un’alternativa. Qui mi hanno messa subito a dirigere un mio gruppo. Ti può anche intimidire, perché è una responsabilità, ma è un’opportunità che in Italia non avrei avuto”.