La legge sui precari è incostituzionale? Le norme sul “collegato lavoro” finiscono alla Consulta

Pubblicato il 21 Gennaio 2011 - 09:30 OLTRE 6 MESI FA

La legge sui precari è incostituzionale? Sulla questione si pronuncerà la Corte Costituzionale, come ha spiegato Roberto Menia in un articolo pubblicato su La Repubblica. Ad impugnare la legge sul “collegato lavoro”, in vigore da due mesi, è stato il Tribunale di Trani.

“Nel mirino”, ha spiegato Menia, c’è “la norma che riduce l’ammontare del risarcimento al lavoratore assunto illecitamente con un contratto a tempo. Nella sua ordinanza il giudice parla di “violazione di una quantità incredibile di norme costituzionali”, a cominciare dall’articolo 3 sul principio di uguaglianza”.

Ma secondo Menia “anche altre norme del “collegato”, che lo stesso presidente della Repubblica rinviò alla Camere prima di promulgarlo dopo un lunghissimo iter parlamentare, rischiano di essere sottoposte all’esame della Consulta”.

Per esempio la Cgil ritiene “di dubbia costituzionalità anche quella che retroattivamente fissa in sessanta giorni dall’entrata in vigore della legge il tempo entro il quale è possibile impugnare il proprio contratto a tempo determinato. I primi sessanta giorni scadono domenica prossima (di fatto l’ultimo giorno è domani) e la Cgil parla di una montagna di contratti già impugnati dai lavoratori precari”.

Inoltre, ha sottolineato Menia, “prima del “collegato” un lavoratore assunto illegittimamente con un contratto a termine, una volta ottenuto la conversione del rapporto di lavoro a tempo indeterminato aveva anche diritto a un risarcimento integrale, compresi i contributi previdenziali. Ora è stato ridotto da un minimo di 2,5 mensilità a 12 e che può essere ulteriormente ridimensionato alla metà nel caso ci sia un accordo sindacale. Secondo il Tribunale di Trani non si capisce quale sia “l’interesse superiore da tutelare che possa giustificare la scelta del legislatore”. Di più: “La forfetizzazione del risarcimento ha tutto il sapore di un inaccettabile contentino per il lavoratore”. La parola ora passa ai giudici costituzionali”.