“Temevo di essere licenziato”: massacra il datore di lavoro con una mazza e lo getta in una scarpata

Pubblicato il 24 Luglio 2010 - 14:29 OLTRE 6 MESI FA

“Era un dittatore. Mi ha insultato in tutti i modi, poi quando ha cominciato a parlare della subagenzia ho accumulato uno stress nervoso impressionante. E quando sono sceso per far rientrare il parafango con la mazza non ce l’ho fatta piu’ e l’ho ucciso”.

Questa la confessione di Flavio Pennetti, 30 anni, subagente dell’Assirisk di Massimo Carpifave, ucciso a colpi di mazza da baseball ieri. Pennetti ha cercato di mentire alla polizia di Rieti che l’ha convocato in commissariato, continuando a sostenere di aver lasciato Carpifave a Roma. Ma il controllo delle microcelle dei due telefonini – quello di Pennetti e quello di Carpifave – ha smentito le parole dell’assicuratore che non ha retto all’interrogatorio ed e’ crollato. L’assicuratore ha pianto, poi ha raccontato le cose esattamente come sono successe e ha portato la polizia nel luogo dove aveva occultato il corpo di Carpifave e dove aveva gettato gli abiti sporchi di sangue.

Pennetti dovrà ora rispondere di omicidio volontario e occultamento di cadavere.”Avevo paura di essere licenziato”, ha detto agli agenti.

Ieri mattina i due colleghi erano andati insieme con l’auto del più giovane a Leonessa per concludere un affare, ma nel tardo pomeriggio – lungo la strada del ritorno – tra due è nata una violenta discussione che avrebbe spinto Flavio Pennetti, impaurito dall’idea di poter perdere il lavoro, a colpire violentemente e ripetutamente la sua vittima con una mazza da baseball, fino ad ucciderla.

L’assicuratore, dopo essersi disfatto dell’arma del delitto gettandola nei boschi, ha ripreso il viaggio e – durante il cammino – si e è liberato anche di altri oggetti appartenuti all’agente. E’ stata la moglie di quest’ultimo a denunciare alle 21 di ieri la scomparsa del marito: la donna ha telefonato al commissariato Tor Carbone spiegando che il collega era già arrivato a Roma e le aveva detto di aver lasciato il coniuge presso la sede dell’agenzia, ma che questi – più volte da lei chiamato – non rispondeva alle telefonate.

Un caso simile è accaduto in provincia di Lucca solo il giorno prima. Ancora una volta è il lavoro ad armare un impiegato. A Roma la paura di perderlo, a Lucca la rabbia di averlo perso. E il capufficio diventa il bersaglio. Ieri, 23 luglio, Paolo Iacconi, un rappresentante, si è presentato nel pomeriggio nella sua ex ditta, la Gifas-Electric di Massarosa (Lucca), per un appuntamento con la direzione.

Una volta entrato nell’ufficio dell’amministrazione, l’uomo ha esploso quattro o cinque colpi di pistola, uccidendo le due dirigenti della società, e poi si è barricato nella stanza, dando fuoco a una parte dell’ufficio.