Caso Sandri, Spaccarotella: “Non c’è verità in questo Paese. I morti sono santi”

di Davide Maggiore*
Pubblicato il 3 Dicembre 2010 - 13:38 OLTRE 6 MESI FA

Era inevitabile. Le ore immediatamente successive alla fine del processo d’appello di Firenze per l’omicidio di Gabriele Sandri avevano registrato le dichiarazioni commosse dei familiari del tifoso laziale ucciso. Ora ha deciso di parlare anche Luigi Spaccarotella, l’agente che sparò nell’area di servizio di Badia al Pino ed ha ricevuto una condanna a nove anni e quattro mesi per omicidio volontario con dolo eventuale. Naturalmente rilasciando dichiarazioni dal tono molto diverso.

Luigi Spaccarotella

«Sono affranto, ma le speranze non sono finite», aveva detto subito dopo la lettura della sentenza, alludendo al ricorso in Cassazione. Ma in una nota diffusa dal settimanale Oggi, ha pronunciato parole decisamente più dure. «In questo Paese non c’è verità, nessuno vuole dire la verità. I morti sono santi», ha sostenuto Spaccarotella, e le sue frasi contrastano amaramente con quelle del padre di Sandri, Giorgio. «È una giustizia che era dovuta» aveva commentato a caldo l’uomo. E sua moglie Daniela, pur parlando di una sentenza che «restituisce serenità», aveva anche espresso «pietà» per il poliziotto. Ma l’imputato ora accusa: «Sono un padre di famiglia, ma di me e dei miei figli non importa niente a nessuno». Per poi proseguire: «So che sono stato abbandonato da tutti, anche da chi credevo amico. Sono scomodo, hanno paura di aiutarmi, di schierarsi con un perdente, con chi è stato giudicato ancora prima della sentenza». Sentenza che, secondo l’uomo «era già scritta. Sono stato condannato quel giorno, al casello di Arezzo».

L’agente appare rassegnato anche sul suo futuro, sia immediato («Non so neanche dove dormirò stanotte. O se domani dormirò a casa») che più remoto. «Adesso so che non rientrerò più in polizia», ha dichiarato. Ma ha anche rivendicato di essere stato, in questi mesi, «un poliziotto comunque, sempre: lo scorso agosto -ha raccontato- mentre ero fuori col cane, un ragazzo di colore ha cercato di forzare il lucchetto di un’edicola. Sono intervenuto, lui aveva un coltello, io ho chiamato il 113 e l’ho messo in fuga».

Secondo le informazioni diffuse, Spaccarotella, dopo la fine del processo d’appello, ha avuto il sostegno della moglie, della sorella, dei genitori. Ma ha paura di essere arrestato, e teme anche per la sua incolumità.

*Scuola di giornalismo Luiss