La maledizione del numero undici: dal Pacifico l’onda di morte sul Giappone

di Sergio Carli
Pubblicato il 11 Marzo 2011 - 23:20 OLTRE 6 MESI FA

TOKYO-In città si è piegata anche la Tokyo Tower, il simbolo della modernità e della forza del paese. I treni sono fermi e così gli aeroporti, la capitale è ferita e dolente. Il resto del Giappone è una serie di istantanee da Apocalisse realizzata in terra. La spiaggia di Sendai, trecento cadaveri lasciati lì come immondizia umana, sacchetti di plastica consumata e dilaniata che erano esseri umani, spazzati e triturati da un’onda di tsnunami alta dieci metri. Il nulla che c’è al posto del treno che correva lunga la costa. Svanito, inghiottito nel nulla con i suoi cento e più passeggeri, sradicato e lanciato chissà dove come un giocattolo. La nave che era in mare e non c’è più, anche qui cento e più passeggeri annullati con tutta l’imbarcazione, come e peggio nella finzione cinematografica del “Poseidon”. Ma stavolta è realtà. La centrale nucleare di Fukushima dove l’impianto di raffreddamento non funziona più, scosso e divelto dal sisma, l’angoscia, solo l’angoscia per fortuna, di una nuova Chernobyl. Una mano titanica ha sballotatto il Giappone, si è levata dal Pacifico con la forza inimmaginabile di 8.9 gradi della scala Richter, migliaia di volte la forza del terremoto a L’Aquila.

In tutto il mondo gli umani attoniti cercano a tentoni segnali, cercano di capire l’inconcepibile, di dare misura al non misurabile. Molti, senza ragione ma con comprensibile suggestione, evocano la “maledizione del numero undici”. L’undici settembre di New York, l’undici marzo di Tokyo. E tornano in tv le immagine gemelle dello tusnami in Indonesia: quel mare che entra nella terra per cinque chilometri. Il mondo ha paura. Paura dell’onda che muove verso le Hawaii e le Filippine. Paura del colpo economico al pianeta, traballano le Borse. Ma soprattutto paura della sequenza dei colpi di maglio, paura che la catena dei grandi terremoti non sia solo nella testa, nell’immaginazione, ma sia nella natura delle cose e del pianeta. Paura che ad anello della catena si aggiunga altro anello, paura nel constatare quanto l’umanità, le città, le coste, le case, gli impianti siano vulnerabili. E’ uno dei più vasti e poternti terremoti che l’umanità abbia mai visto o che almeno possa ricordare. E’ uno tsunami che travolge e uccide, centinaia, probabilmente migliaia di persone. Ma travolge e uccide anche il senso di sicurezza in cui milioni, miliardi di uomini e donne vivono ogni giorno, in ogni parte del pianeta.