Mauro Masi è passato alla storia della Rai

di Giuseppe Giulietti
Pubblicato il 17 Novembre 2010 - 19:25 OLTRE 6 MESI FA

Mauro Masi

“Non mi interessa, resto qui, non mi dimetto certo…”, chi ha pronunciato queste parole? Silvio Berlusconi dopo un voto di sfiducia? Il presidente Fini in risposta a Schifani? Il senatore Dell’Utri dopo la condanna in secondo grado? No, le ha pronunciate il direttore generale della Rai Mauro Masi colpito dal voto di sfiducia che gli hanno relato i suoi giornalisti.

Nulla di simile era mai accaduto nella storia, spesso travagliata e non gloriosa, della Rai. Mai un sindacato aveva aperto le urne per chiedere la fiducia a un direttore generale, mai era accaduto perchè mai era accaduto che il gruppo dirigente avesse nel mirino i suoi talenti migliori, che arrivasse sino al punto di operare una vera e propria azione di mobbing contro settori ed autori della azienda medesima.

Il nemico da battere non è più rappresentato dalla concorrenza, ma da chi non riconosce la centralità del conflitto di interessi e non si adegua alla disposizioni impartire dal presidente del consiglio e che, per altro, si possono rintracciare nei testi delle telefonate agli atti presso il tribunale di Trani. Sarà una casualità, ma tutte le trasmissioni, tutti gli autori, tutti i giornalisti indicati come sgraditi al capo supremo in quelle telefonate, sono puntualmente termitati nel mirino dei cecchini di Viale Mazzini.

Il voto di sfiducia che a Masi, stando alle sue parole, non interessa è invece clamoroso e segna una frattura insanabile tra lui e l’azienda che dovrebbe dirigere. Ed è clamoroso perchè hanno votato 15oo giornalisti, la quasi totalità, e di questi 1377 hanno votato la sfiducia, 77 hanno votato si, gli altri si sono astenuti o hanno deposto la scheda bianca.

Numeri impietosi perchè segnano un plebiscito che ha travalicato qualsiasi confine di parte, di partito, di schieramento, di componente sindacale. Neppure il Valletta dei tempi d’oro, ci scuseranno i suoi familiari e i suoi amici per l’irriverente paragone, avrebbe convogliato su di sè tanto dissenso.

Si tratta di un voto clamoroso, perchè rappresenta un rifiuto dell’arroganza, del dilettantismo, delle minacce, degli annunci di provvedimenti disciplinari e di chiusure dei programmi sgraditi. Molti di quelli che hanno sfiduciato Masi non hanno mai nascosto le loro simpatie per la destra politica, ma non sono più disponibile a trangugiare di tutto, questo vale per Masi, questo varrà per Berlusconi.

La Rai, nel bene e spesso nel male, ha sempre anticipato movimenti e sommovimenti in arrivo, se fossimo in Berlusconi e Masi cominceremmo a fare gli scongiuri, magari aiutati da maghe e fattucchiere. Se fossimo, infine, nei panni del direttore generale della Rai manderemmo comunque un biglietto di ringraziamento all’Usigrai perchè grazie a questo clamoroso voto di sfiducia sicuramente riuscirà a restare negli annali della Rai, altrimenti la sua esperienza sarebbe stata liquidata in poche righe.