E’ morto Alfredo Del Lucchese, storico volto de ‘La Repubblica’

Pubblicato il 17 Maggio 2010 - 15:59 OLTRE 6 MESI FA

Si è spento questa mattina a Roma Alfredo Del Lucchese, caporedattore centrale e vicedirettore di Repubblica, per alcuni anni responsabile della redazione milanese del giornale fondato da Eugenio Scalfari. Aveva 66 anni ed è stato stroncato da una malattia che l’ha portato via in pochi mesi.

Del Lucchese aveva iniziato la sua carriera giovanissimo a Livorno nella redazione locale della Nazione, come cronista di bianca; era poi passato al Tirreno-Telegrafo finché, arrivato alla carica di caporedattore, era passato alla Nuova Sardegna come vice direttore. Chiamato nell’ufficio centrale di Repubblica a Roma, aveva poi assunto la responsabilità della redazione milanese e di quella di Napoli, fino a rientrare a Roma come vicedirettore. Lasciati gli incarichi redazionali e la professione attiva era divenuto consulente per i rapporti con la redazione. I funerali si svolgeranno a Roma.

Nel ricordarlo Repubblica lo descrive come “non solo un professionista capace ogni giorno di costruire un grande giornale e di guidarlo con fermezza, ma anche una persona che sapeva cercare e scoprire nel prossimo, nei colleghi, l’umanità di ciascuno. A partire dalla sua. Lo faceva scherzando, parlando, a volte anche gridando quando il suo carattere toscano prendeva fuoco”.

Un vicedirettore vicino ai propri redattori e che lavorava avendo come fine il bene del giornale. Così lo descrivono a Repubblica. Nel ricordarlo scrivono ancora: “Del Lucchese ascoltava, ricordava, cercava di risolvere, teneva conto anche a distanza di tempo quando qualcosa si presentava come occasione per aiutare un collega o per evitargli un problema. Ogni giorno, la sua casella di posta era inondata di mail di colleghi che gli ricordavano un tema, una questione che li riguardavano. Il suo telefono era sempre caldissimo”.

Un uomo instancabile, fermato solo dalla malattia. Nell’articolo su Repubblica che lo ricorda, Massimo Razzi scrive: “A novembre, quando le cose sembravano mettersi sulla strada giusta, Alfredo ha sentito i primi segnali del male che lo aveva colpito. Un maledetto errore di diagnosi gli ha fatto perdere del tempo prezioso, mentre il tumore al cervello ha cominciato a limitarlo nella parola pur lasciandolo lucidissimo. Con coraggio e speranza si è sottoposto a cure pesantissime. Dall’ospedale, finché ha potuto, ha continuato a occuparsi del giornale: voleva sapere tutto, tartassava gli amici di sms perché lo informassero di quanto stava accadendo, sperava che il tumore al cervello si potesse ridurre per poterlo affrontare chirurgicamente. Quando è uscito dall’ospedale, però, verso la fine di aprile, ha capito che la medicina lo aveva tradito, che i miglioramenti attesi non ci sarebbero stati. Allora non ha più avuto pietà per se stesso e ha fatto capire a tutti che avrebbe smesso di combattere. Anche i messaggini sono cessati”.