“Munnezza” nel mare di Napoli, Repubblica: “Rifiuti sversati almeno fino al 2007”

Pubblicato il 29 Gennaio 2011 - 11:25 OLTRE 6 MESI FA

A partire dal 2006 e almeno fino al dicembre 2007, secondo quanto scrive Dario Del Porto su Repubblica, il mare di Napoli sarebbe stato destinazione finale della cosiddetta “munnezza”. Sarebbero stati gettati in mare infatti liquami e rifiuti, enormi quantità di percolato, appunto residuo liquido prodotto dalla spazzatura.

“Adesso la decisione di conferire il percolato negli impianti di depurazione della regione rappresenta il cuore dell’ultimo fronte giudiziario aperto dalla Procura di Napoli”, scrive Repubblica.  Nell’inchiesta sono fine in carecere otto persone, fra cui il dirigente della Regione Generoso Schiavone, l’architetto Claudio De Biasio, il dirigente della società Hydrogest Gaetano De Bari. Sei hanno ottenuto gli arresti domiciliari e nell’elenco ci sono anche il prefetto ed ex commissario straordinario per l’emergenza rifiuti Corrado Catenacci e ancora Marta Di Gennaro, vice commissario durante la prima gestione Bertolaso, il dirigente del ministero dell’Ambiente Gianfranco Mascazzini.

Risultano indagati, l’ex governatore e commissario ai rifiuti e alle bonifiche Antonio Bassolino, al quale è stato notificato un avviso di garanzia, l’ex capo della sua segreteria Gianfranco Nappi, destinatario di una perquisizione, e l’ex assessore udeur all’Ambiente Luigi Nocera.

Secondo l’accusa il rifiuto liquido, ricostruisce Repubblica, “per sua natura altamente inquinante, non poteva essere conferito nei depuratori ritenuti “già inadeguati ad assicurare la normale depurazione”. Interrogato nel 2008, Catenacci aveva difeso questa soluzione affermando che una diversa forma di smaltimento avrebbe anche potuto aprire la porta ad affari illeciti”.

Per i magistrati però si tratta di “una scelta obiettivamente scellerata”, ritenuta in grado di determinare “un gravissimo e irreparabile disastro ambientale, incidente sugli equilibri biologici e marini e sulle stesse condizioni di vita umane e animali, con conseguente pericolo per la pubblica incolumità”.