Più differenziata, meno rifiuti, non solo inceneritori: le 5 ‘cure’ per l’emergenza ‘munnezza’ a Napoli

Pubblicato il 25 Novembre 2010 - 11:15 OLTRE 6 MESI FA

Non solo inceneritori, ma potenziare la raccolta differenziata e cercare di produrre meno rifiuti. Per rimediare all’emergenza “munnezza” di Napoli e della Campania una via d’uscita va trovata, anche passando dal funzionamento dell’impianto di Acerra e dallo smaltimento delle eco-balle da parte dei privati.

Il Corriere della Sera snocciola le cinque cose da fare secondo due esperti di gestione dei rifiuti: Walter Ganapini ed Enzo Favoino.

MENO RIFIUTI Solo a Napoli, 3 milioni di abitanti, si produce il 60% dei rifiuti campani: «Ad esempio — spiega Enzo Favoino— promuovendo il compostaggio domestico, l’uso dell’acqua del rubinetto (a Mercato S. Severino è nata la prima casa dell’Acqua). Ma anche vietando nelle tante manifestazioni le stoviglie usa e getta».

DIFFERENZIATA A DOMICILIO «Oggi — concordano Ganapini e Favoino — molti fanno bene quanto al Nord: Salerno ha raggiunto il 75%, Benevento, Avellino il 50, persino Caserta (se si esclude la zona dei Casalesi). E fanno bene anche 130 mila abitanti dei quartieri napoletani di Ponticelli e Colli Aminei: 300 dei 551 comuni campani differenziano».

«Questo ritardo resta uno dei misteri — dice Ganapini —. Esiste un piano firmato da Fortunato Gallico dal 2002 ma non è stato mai usato». Eppure: «È una cosa semplicissima — aggiunge Favoino — servono risorse iniziali, ma poi poco. E i risultati arrivano dopo una settimana».

RIATTIVARE IMPIANTI INUTILIZZATI Andrebbero riattivati gli impianti chiusi, si tratta di quelli di selezione, dove dall’umido si passa al secco e sono 7.

«Vanno messi in funzione a partire dai tre del Napoletano: quelli di Tufino (pronto e non utilizzato), di Caivano e Giugliano. Bisogna costringerli a usarli. Guardando al modello Venezia: il modello Fusina, dove i rifiuti residui secchi vengono bruciati nella centrale a carbone».  «Dai rifiuti residui si arriva ad altro: a materiali per l’edilizia, Benevento ci ha già pensato. O a combustibili per le cementerie campane».

SITI PER IL COMPOSTAGGIO in Campania mancano gli impianti di compostaggio e i rifiuti vengono portati in Puglia e in Sicilia, secondo quanto scrive il Corriere della Sera.

«Cosa non da poco visto che al Sud la frazione organica arriva al 50% di tutta la differenziata, molto più al Nord: a Salerno ogni abitante produce 130-140 kg di rifiuti organici all’anno contro i 60-80 del Nord. Pagando però più del doppio per lo smaltimento».

«Bisogna subito aprire impianti di compostaggio: sono veloci da realizzare, costano poco», dice Favoino.

ECOBALLE «Basterebbe ripristinare l’inceneritore di Acerra, con le sua capacità di 1900 t/giorno, per tutta la Campania. Solo per dire due tecnologie d’eccellenza: utilizzando l’ossicombustione senza fiamma o i gassificatori di rifiuti secchi», dice Ganapini.