Natalie, il trans di Marrazzo, non è indagato: solo indiziato

Pubblicato il 18 Maggio 2010 - 21:01 OLTRE 6 MESI FA

Natalie

Natalie, o Natali, come dice il suo avvocato Antonio Buttazzo, non è indagato per la droga che procurava a Piero Marrazzo, ma solo indiziato. Differenza sottile, roba per avvocati, ma che invece riveste una notevole importanza per le indagini ancora in corso sulle vicende che hanno visto protagonisti lo stesso, ex presidente della Regione Lazio, nel ruolo di vittima, e quattro carabinieri, le “mele marce” nelle parole del loro generale, nel ruolo di imputati per estorsione.

Ieri, lunedì 17,  Natalie è stato interrogato dal pm Giancarlo Capaldo davanti a gip nel corso di un “incidente probatorio” chiesto dallo stesso magistrato inquirente, che, nei prossimi giorni, interrogherà altri transessuali che possono fornire informazioni utili all’indagine. Al termine dell’interrogatorio di Natalie, alcuni giornali e tg avevano riferito che il trans che da nove anni aveva avuto una relazione sentimentale con Marrazzo era stato indagato per la droga che il pusher Cafasso procurava all’ex presidente del Lazio.

Oggi, martedì 18, l’avv. Buttazzo ha voluto precisare: “Il mio assistito Vidal da Silva detto Natali non è indagato bensi indiziato di reità per un episodio di cessione di stupefacente che peraltro è antecedente ” a quel 3 luglio dell’incursione dei carabinieri.

Continua Buttazzo: “Doverosamente, ai sensi dell’art. 63 cpp, il giudice ha ritenuto di adottare le cautele di legge previste in casi del genere, procedendo agli avvisi di rito, tra i quali la facoltà per la persona sottoposta ad esame di avvalersi del diritto di tacere”.

Secondo il legale, il gip non poteva non avvisare il trans, ma il pm, unico ad avere il potere di “indagare”,  non ha ritenuto vi fossero gli estremi. Precisa Buttazzo: “La qualità di indagato invece si acquista con l’iscrizione ai sensi dell’art 335 cpp, nel registro degli indagati, cui procede il titolare dell’azione penale, ovvero il pm dell’incidente probatorio.

La differenza è sottile ma importante: un indagato può non parlare e anche mentire, un teste, per quanto indiziato, deve dire la verità, altrimenti il pm lo può arrestare seduta stante per reticenza o falsa testimonianza e spedirlo a meditare in una comoda cella del più vicino carcere.