Nibiru, non dovevamo morire oggi? Inguaribile fascino profezie, fesso chi legge e trascrive, eppure…

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 23 Settembre 2017 - 12:37 OLTRE 6 MESI FA
Nibiru, non dovevamo morire oggi? Inguaribile fascino profezie, fesso chi legge e trascrive, eppure...

Nibiru, non dovevamo morire oggi? Inguaribile fascino profezie, fesso chi legge e trascrive, eppure… (foto Ansa)

ROMA – Nibiru, non dovevamo morire oggi? Controllare il calendario, oggi è proprio il 23 settembre. Sicuro, non c’è dubbio. Quello che però non c’è è Nibiru, il nono pianeta, quello che doveva sbucare dall’oscurità e venire a tamponare la vecchia Terra. O a strusciarle solo la fiancata?

Cavolo, era sicuro che Nibiru arrivava oggi. Lo garantiva, sputato, la numerologia che, si sa, è scienza arcana ma democratica. Ognuno infatti combina i numeri come gli pare e dentro la combinazione ci trova esattamente…quello che ci ha messo con la sua capoccia. Questa è democrazia.

Che arrivasse Nibiru, cavolo, lo garantiva, sputato, il fatto che tutte le autorità, cioè le lobby del silenzio e dell’oscurità, insomma i governi e gli scienziati, lo negassero. Era evidente volessero nascondere l’indicibile verità. Con sordide e vergognose menzogne, del tipo astronomi e osservatori astronomici non vedono nulla in arrivo. Né oggi e neanche domani. Sì, col cavolo. Col cavolo che ci fregano: se loro negano è la prova sicura che Nibiru arriva. Cavolo, era garantito.

Nibiru arriva oggi, era scritto su Internet e nella Profezia che insomma sono la stessa cosa. La Profezia di che? Boh…la Profezia di qualcuno, qualcosa, insomma la Profezia e basta. Chi erano, i Sumeri o i Maya? Insomma quelli. E poi anche il Vaticano deve sapere qualcosa, basta leggere i libri di storia di Dan Brown. Non sono di storia? Ma va…E poi che è Profezia lo garantisce, sputato, anche la testimonianza sul web, mica una, degli scienziati alternativi alla corrotta scienza ufficiale. Hai visto quante conferme che Nibiru arrivava oggi? Dice che più che scienziati alternativi è gente che sbarca il lunario o arrotonda con il traffico generato in Rete e relativi soldini da pubblicità? Ma va…

Nibiru, non dovevamo morire oggi? Nibiru non c’è. E noi siamo ancora qui, il 23 settembre 2.017. Si vede che Nibiru aveva altro da fare o è stato intercettato e sequestrato o, meglio, andiamoci a rileggere la Profezia che dobbiamo per forza aver sbagliato a leggere e ci deve essere per forza una Profezia che ci dice la data, il giorno in cui moriremo tutti insieme per un Nibiru o come cavolo si chiamerà.

Stando all’unica storia a misura delle diffusamente limitate capacità mentali, diciamo di concentrazione, dell’homo credulonis, dovevamo morire o giù di lì anche nel passaggio 1.999/2.000 e poi, di sicuro, dovevamo sparire insieme alla Terra nel 2.012, hai visto il documentario, o era un film? In realtà questo bisogno di data fine di mondo è antico quanto l’umanità.

Affonda le sue radici, seriamente parlando, nella difficoltà, quasi incapacità che l’uomo ha di concepire la fine, se stesso come ente finito. L’uomo ce la fa a pensare la morte. Non ce la fa a pensare la fine. Anche quando pensa la fine, pensa. Quindi non è finito. Non ce la fa a pensarsi finito. Qui nascono tutti i sentimenti religiosi e tutte le religioni, nel’umanissimo bisogno di non finire con la morte. E anche l’attesa di una grande fine collettiva è un modo di esprimere questo bisogno: se io muoio e insieme a me muore tutta l’umanità e tutto il pianeta la mia morte mi è meno intollerabile perché appunto tutto e tutti muoiono con me. E quindi la morte individuale si annulla o si tempera nella morte collettiva. Quanto alla fine, non può esservi fine in sistema cosmico ordinato al punto da avere un calendario di annullamento. Deve esserci un grande regista e un qualche proseguire della rappresentazione.

Ma non confondiamo la lana con la seta e cioè le profonde passioni umane, la genesi del metafisico, la fenomenologia del religioso con il mercato delle profezie tanto più vendute quanto più grottesche. C’è sempre stato, ma negli ultimi anni rinforza e sempre più seduce l’inguaribile fascino delle profezie. Inguaribile, non c’è cura. Anche se diagnosi e prognosi sono acclarate e secolari.

Inguaribile fascino, ma almeno una volta le profezie venivano da arcani oracoli, erano avvolte da difficoltà di interpretazioni, erano cimenti cui era chiamata la ragione, erano favole etico-morali. Oggi sono profezie idiote. Semplicemente e banalmente idiote. Vero che c’è e sempre ci sarà l’inguaribile fascino ma anche e in più inguaribilmente fesso è chi legge (e trascrive e sparge) una profezia alla Niburi. Non dovevamo morire oggi?