Polo Sud, nel Lago di Ellsworth la risposta: c’è vita (aliena) sotto i ghiacci?

di Redazione Blitz
Pubblicato il 18 Dicembre 2012 - 18:45 OLTRE 6 MESI FA
Lago di Ellsworth, Polo Sud: la spedizione britannica guidata da Martin Siegert

LAGO DI ELLSWORTH, POLO SUD – Un lago sepolto sotto tre chilometri e quattrocento metri di ghiaccio al polo Sud. Perforare per credere. Cosa? Che ci possa essere una qualche forma di vita in condizioni così estreme. Ovvero non solo che organismi alieni (per capacità di adattamento) vivano sulla Terra, ma che da qualche parte dell’universo – in una situazione analoga – esistano esseri finora non identificati.

In sintesi, se la vita è qui può essere anche altrove nell’universo, forse su altri pianeti: è la tesi di Martin Siegert, 45 anni, ricercatore all’Università di Bristol (Inghilterra), accampato con altri 11 membri della sua squadra e 100 tonnellate di attrezzature su un ghiacciaio sperduto nell’Antartide occidentale, proprio sopra il lago subglaciale di Ellsworth, un posto dove il sole non sorgerà prima di febbraio. Dove le condizioni sono al limite. Il freddo è tale (-20 gradi quando va bene) da far “gemere” l’attrezzatura, che scricchiola, provata dalle basse temperature.

Un luogo estremo dove è giunto il momento che Siegert sta aspettando da 16 anni. Sta per fare qualcosa che non è mai riuscito prima. A partire da mercoledì 12, la spedizione British Antarctic sta usando una trivella costruita ad hoc per penetrare fino a 3,4 km dentro la crosta di ghiaccio: a quella profondità si trova il lago di Ellsworth, uno dei 380 laghi subglaciali antartici, gli specchi d’acqua più incontaminati della Terra.

L’ultima volta che questo lago sepolto sotto il ghiaccio antartico ha avuto contatti con i fenomeni metereologici, la luce del sole e l’atmosfera è stato più di 500.000 anni fa, un’epoca in cui il clima era molto più caldo di quanto non lo sia oggi. L’altra risposta che i ricercatori cercano in fondo all’Ellsworth riguarda infatti i cambiamenti climatici sul nostro pianeta. Quanti ce ne sono stati e come gli organismi hanno cercato di adattarsi?

La temperatura dell’acqua del lago è di circa meno due gradi, ma la maggior parte è rimasta in forma liquida: la pressione esercitata dal peso del ghiacciaio soprastante è tale che si è spostato il punto di congelamento dell’acqua.

Il team di Siegert userà una trivella “ad acqua calda”, un macchinario che assomiglia a una doccia di grandi dimensioni, che perfora il ghiaccio con un getto d’acqua bollente. Siegert ha concepito la trivella in modo che dal mondo esterno non vengano veicolati microrganismi all’interno del lago subglaciale. L’attrezzatura, composta da migliaia di singoli pezzi che sono stati meticolosamente sterilizzati ad uno ad uno in Inghilterra, con uno standard più elevato rispetto a quello utilizzato nelle sale operatorie degli ospedali.

I ricercatori si alterneranno nei turni, lavorando a ciclo continuo per 100 ore, il lasso di tempo previsto entro il quale la trivella dovrebbe raggiungere la superficie del lago. Una volta arrivati all’acqua, non si potranno fare più passi falsi. Gli scienziati dovranno prendere entro 24 ore tutti  i loro campioni – sia dall’acqua del lago che dagli ancora più interessanti sedimenti che si trovano sul fondale. Passate 24 ore la loro “finestra” su quel mondo sotterraneo si richiuderà come se non fosse mai stata aperta.

Se tutto va bene, Siegert avrà 24 campioni di 100 ml ciascuno. Certo quei 2,4 litri di acqua e fango non saranno costati poco: 10 milioni di euro. Ma dovrebbero avere un valore scientifico tale da valere la spese.

Una gara a chi arriva più in basso. È quella in corso fra ricercatori russi, americani e britannici per arrivare all’acqua dei laghi antartici sepolti dal ghiaccio.

Il 2012 è stato inaugurato dai russi, che a febbraio hanno tentato di forare i ghiacciai per arrivare al lago di Vostok, nella parte orientale dell’Antartide, sepolto sotto un permafrost spesso 4 km, incontaminato da 14 milioni di anni, nonché zona caratterizzata da un affascinante, misterioso elettromagnetismo.

Ma i ricercatori venuti da Mosca hanno dovuto arrendersi al Generale Inverno, che questa volta non è stato alleato ma nemico dei russi. E se l’inverno è quello antartico… In ogni caso il loro progetto continua, nonostante le critiche dei loro colleghi di altre nazioni, che hanno messo sotto accusa il loro metodo di trivellazione. I russi usano agenti antigelo come cherosene e freon, agenti che la comunità scientifica indica come responsabili di possibili contaminazioni dei campioni, qualora si riuscisse a prelevarne qualcuno dal lago di Vostok.

Nel frattempo gli americani sono all’opera nella zona del lago di Whillans, molto vicino al Polo Sud e a soli 800 metri sotto il ghiaccio. Utilizzeranno una trivella ad acqua calda come quella con la quale stanno lavorando gli inglesi nel lago di Ellsworth. Solo che non arriveranno a prendere campioni prima di gennaio: a quel punto, se la missione di Siegert avrà avuto successo, si saprà se davvero c’è vita a 3.400 metri sotto i ghiacci.