Recco “chiusa” per bomba. Un anziano racconta: “La vidi cadere”

Pubblicato il 21 Febbraio 2011 - 17:16 OLTRE 6 MESI FA

GENOVA- Una città fantasma, Recco, nel levante ligure: in 5mila hanno dovuto abbandonare la mattina del 20 febbraio  la propria casa per consentire la bonifica di una bomba d’aereo dell’ultima guerra mondiale, la seconda dopo quella rimossa il mese scorso. E’ riemersa durante gli scavi di un cantiere edile, dopo un ‘sonno’ lungo 66 anni, durante i quali gli anziani del paese più bombardato d’Italia non l’avevano mai dimenticata.

”Tra il 10 novembre 1943 e il 28 agosto 1944 Recco è stata bombardata 27 volte. Volete che non me le ricordi? Io, quelle bombe, le ho viste cadere come neve dal cielo”, racconta Attilio, 76 anni. Seduto nel centro di accoglienza allestito per quelli che, come lui, non sapevano dove andare, sgrana gli occhi azzurri come quelli del bambino di allora. E, di fronte agli artificieri della brigata alpina Taurinense che si preparano a iniziare la bonifica, parla di quelle ”bestie cadute in Paese” quando aveva appena 8 anni. ”Ne hanno ammazzati così tanti, che non ricordo più nemmeno i nomi”, sussurra Attilio, come a voler far calare il silenzio per rispetto di quei morti.

Anche oggi come allora, quando suonava la sirena, ”e io il suono della sirena l’ho sempre nelle orecchie”, ha dovuto prendere le sue cose e lasciare la casa. Allora teneva per mano sua madre, che ”correva con mio fratello più piccolo in braccio”, oggi invece è stato accompagnato con la sua borsa al centro di accoglienza dai vigili urbani. Poi, spazio aereo e marittimo chiusi, stop ad auto e treni e black out di gas, energia elettrica e telefonia mobile, per consentire agli artificieri di ‘domare’ quei 500 chili di esplosivo e ferro.

Solo a quel punto sono entrati in azione gli artificieri. Il primo maresciallo Cataldo Bracco ha mani forti e nervi saldissimi. Lui, con il suo collega e amico Fabio Corpus, toglie le spolette alla bomba. Un’operazione delicatissima, perché una delle due (quella del ‘naso’) è danneggiata. Per ingannare il tempo che non passa mai, Bracco parla della sua squadra del cuore, del suo gruppo, dell’amicizia e della stima che li lega e che consente loro di agire sempre all’ unisono, garanzia di sicurezza per chi fa questo mestiere.

E allenta la tensione ricordando la vecchietta che nascondeva in soffitta dinamite nitroglicerinizzata: ”Ci sono volute 4 ore per toglierla di lì”. Oggi è un’altra storia. La bomba è ormai innocua, viene caricata su un camion di sabbia e trasportata nella cava Bagnasco di Pallare, nel savonese, dove una carica di 5 chili di tritolo la fa sparire per sempre.

I recchesi, nel frattempo, sono già rientrati nelle loro abitazioni. ”Speriamo non ne saltino fuori altre”, dicono in coro.