Roma: un tranquillo giorno di terremoto che dà “buca”

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 11 Maggio 2011 - 15:12 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Sono le 15 e tutto va bene… Alle fine di questo 11 maggio mancano ancora 12 ore ma, nonostante le scampagnate “mirate”, nonostante il 20% di lavoratori in più in ferie, nella capitale ancora nessuna notizia di terremoti devastanti. Tutto è tranquillo, non ci sono palazzi in macerie e il Colosseo è, come da 2000 anni ha questa parte, saldamente al suo posto. Tutto tace, tranne le radio e le voci da bar che hanno negli ultimi mesi, l’una fomentata dall’altra, raccontato e paventato di un possibile grande terremoto a Roma per oggi. L’infausta previsione nasce, nella credenza popolare, da fantomatiche tesi attribuite a Raffaele Bendandi.

Raffaele Bendandi, chi era costui? Nato a Faenza il 17 ottobre 1893 e scomparso sempre a Faenza il 3 novembre 1979, Bendandi è stato uno pseudoscienziato italiano. Elaborò una sua teoria personale, priva di qualsiasi riscontro oggettivo, sulla natura dei terremoti e sulle presunte cause che li determinerebbero, fu un autodidatta e non pubblicò mai una esposizione scientifica verificabile della sua teoria. I suoi studi e le sue previsioni sono ritenuti privi di validità empirica e fondatezza teorica dalla comunità scientifica. Solo anni dopo la morte dello pseudoscienziato, grazie soprattutto all’associazione “La Bendandiana”, di cui è presidente Paola Lagorio, si iniziò a riordinare l’abbondante materiale lasciato da Bendandi, per poter maggiormente comprendere il suo lavoro ed i suoi studi. Attualmente, ricercando tra le sue carte e pubblicazioni, sono state raccolte 103 “previsioni”, 61 delle quali riguardanti l’Italia; le ultime pubblicazioni risalgono al 1977. Nei primi mesi del 2011 si è diffusa sul web la falsa notizia, smentita dalla stessa associazione “La Bendaniana”, secondo cui Bendandi avrebbe previsto un terremoto per l’11 maggio 2011.

(fonte Wikipedia).

Ma se la stessa associazione che custodisce e studia le carte di Bendandi smentisce persino l’esistenza della previsione stessa, e se i sismologi di tutto il mondo concordano nell’affermare che gli umani ancora non sono in grado di prevedere i fenomeni sismici, come è possibile che a Roma si sia diffusa se non la psicosi almeno la credenza che oggi si sarebbe verificato un terremoto? La prima spiegazione è che la politica del non è vero ma ci credo ha molti sostenitori nel nostro paese, a Roma e non solo. Ma di spiegazione ne esiste poi un’altra, persino più diffusa e radicata nella nostra cultura popolare, sintetizzabile nella celebre battuta di un film “i nazisti hanno pronta l’arma segreta per sconfiggere gli alleati, è un’informazione sicura, me l’ha detto mio cugino che fa l’usciere al consorzio agrario…”. Sulla base di questa tendenza umana a credere a qualsiasi sciocchezza venga propinata da una fonte non verificabile nascono e si diffondono le cosiddette leggende metropolitane. Tra queste, in auge in questi giorni, oltre a quella del devastante terremoto, c’è la persino più celebre “non prendete la metro a Milano a maggio, me l’ha detto un arabo molto sospetto”. In questo caso la storia, con le relative piccole varianti, racconta di un ipotetico signore, sempre amico o parente del narrante, a cui sarebbe capitato di trovare un portafoglio nella metropolitana e di averlo riconsegnato al legittimo proprietario: un arabo, di quelli classici e completi, barba baffi etc. E l’arabo, toccato dall’onestà del gesto, avrebbe sottovoce consigliato di non prendere la metro a Roma, Milano o in qualsivoglia altro luogo variabile a seconda della sede del racconto. La storia è vecchia, circola da quasi dieci anni in diverse versioni, dentro e fuori l’Italia. Nonostante questo dopo la morte di Bin Laden è rispuntata, tanto che persino importanti quotidiani ne hanno parlato. Il terremoto che non c’è, il sisma previsto per oggi, appartiene alla stessa famiglia e la diffusione è avvenuta secondo le stesse modalità: “una zia di un mio amico va una settimana fuori, non si sa mai”, “alla radio hanno detto che forse…”, “un mio amico, che ha un cugino di secondo grado che ha studiato geologia…” e via dicendo.

Fatto sta che il terremoto non c’è, e non ci sarà, ma i romani non parlano d’altro. Sono nati gruppi su facebook e al lotto si giocano combinazioni basate sui supposti eventi sismici. Il terremoto non c’è nella realtà, ma c’è eccome a Roma, serpeggia nelle conversazioni e tutti i cittadini della capitale si sono trovati almeno una volta nelle ultime settimane di fronte alla domanda “ma tu ci credi a questa storia del terremoto?”. Interessante fenomeno, quello per cui un evento che non esiste, quindi un nulla, si reifica e diventa vero sino ad occupare ampi spazi del pensiero e persino dell’agire umano. Questa tendenza dell’uomo ad essere credulone non lascia ben sperare per le scelte che ogni giorno siamo chiamati a fare. Se siamo disposti a credere, o almeno a dubitare, di qualcosa che tutte le nostre conoscenze scientifiche, elaborate nel corso dei secoli, smentiscono categoricamente, facile è pensare che saremmo pronti a credere a qualsiasi baggianata ci venga propinata, basta che sia ben confezionata.

Domani mattina, dopo una prima delusione, del terremoto di Roma non si parlerà più. Ma si troverà di certo qualche altro cataclisma da temere. L’anno mille, anno in cui doveva finire il mondo, è da tempo passato, così come il 2000 e così come passerà questo undici maggio. Per ora, il prossimo appuntamento con la fine del mondo, è previsto per il dicembre del 2012, l’hanno detto i Maya, e loro si che la sapevano lunga, altrimenti come spieghi che fossero astronomi provetti?