Caso Ruby. “Giù le mani da San Silvio dei bisognosi”: però i mazzieri azzurri ora chiedano scusa a Marrazzo

Pubblicato il 2 Novembre 2010 - 17:04 OLTRE 6 MESI FA

Giù le mani da San Silvio dei bisognosi, così urla la guardia azzurra, il gruppo dei fedelissimi che non si rassegna neppure di fronte all’evidenza di un presidente del consiglio che, comunque la si pensi, non è più in grado di garantire neppure se stesso,altro che i futuro dell’Italia: In qualsiasi altro paese la destra medesima provvederebbe a sostituirlo con un altro presidente di loro fiducia, tentando così di garantire il proprio blocco sociale, elettorale e politico. Qui è impossibile perché le fortune di questa destra dipendono in gran parte dalle fortune, anche di tipo economico e mediatico, del presidente in carica, e così nessuno ha il coraggio di fare quello che, gran parte di loro, ormai dice apertamente in privato.

Che piaccia o non piaccia, la destra berlusconiana è condannata a vincere o a morire facendo quadrato attorno a questo novello generale Custer, disposto a portare al martirio l’intero esercito pur di provare a realizzare il sogno di una vita. Lo seguiranno tutti e sino a quando? Ora stanno giocando la consueta carta della santificazione e del vittimismo: “Il presidente non ha commesso reati… Il presidente ama le donne e la vita… Contro di lui solo fango… Quanto livore nell’editoriale di Famiglia Cristiana… Stanno rovistando nella spazzatura…”, potremmo proseguire per ore e ore, riportando le citazioni testuali dei vari Bondi, Bonaiuti, La Russa, Cicchitto…

Queste sono le reazioni tipiche di chi ormai non sa più cosa dire, né cosa fare, salvo qualche dossier “alla Boffo” contro gli avversari, oppure sparare le consuete “cazzate” contro i gay, o peggio minacciare la chiusura dei giornali che pubblicano le intercettazioni. Notizia, quest’ultima, che deve aver fatto venire i brividi ai giornali di famiglia, particolarmente nella pubblicazione d’intercettazioni e dossier, quando non li passa direttamente a palazzo Chigi.. Chi oggi strilla dovrebbe ricordare cosa accadde al presidente della regione Lazio Piero Marrazzo. Il presidente della regione non era indagato allora, non è indagato oggi. Eppure chi oggi strepita chiese, a mio giudizio legittimamente, le dimissioni di Marrazzo, non solo e non tanto per lue scelte private, ma perché, in un primo momento, aveva mentito, venendo meno al dovere di lealtà e di trasparenza che dovrebbe ispirare i comportamenti di un rappresentante delle istituzioni.

Non solo, ma il presidente del Lazio fu sottoposto ad un linciaggio, al quale non si sottrasse neppure la moglie Roberta, una giornalista coraggiosa e sensibile, e le due figlie piccole che vennero seguite e fotografate in più occasioni. Vorremmo anche ricordare che molto del materiale riguardante Marrazzo fu prima venduto ai settimanali di famiglia, poi passato a Berlusconi che,dopo averlo visionato, chiamò premuroso lo stesso Marrazzo che, dopo poco, dovette dimettersi, tra le urla di gioia e di scherno di chi oggi fa quadrato attorno a San Silvio dei bisognosi.

I due casi sono tanto diversi? Perché Berlusconi e i suoi, all’inizio, hanno mentito? Perché hanno negato la telefonata in questura? Chi ha raccontato la storiella della nipote di Mubarak che, da sola, basterebbe a giustificare le dimissioni? Come potevano entrare e uscire dalla sua casa le minorenni della “scuderia di Lele Mora”? I servizi di sicurezza e di protezione non avranno certo decisi da soli di autorizzare questo via vai?

Come vedete non sono in discussione i vizi o le virtù private del presidente, ma questioni ben più rilevanti, della stessa natura che portarono alle dimissioni di Marrazzo, eppure, per l’ennesima volta, si usano due pesi e due misure. Ci rendiamo conto che i mazzieri azzurri non vogliano e non possano chiedere le dimissioni del capo, ma almeno provino a cambiare il copione, e nel frattempo, magari, mandino un biglietto di scuse a Marrazzo, e si facciano spiegare come si fa a dare le dimissioni, così magari lo raccontano anche a San Silvio dei bisognosi.