Russia, Medvedev “modernizza” l’economia. E colpisce l’entourage di Putin

Pubblicato il 31 Marzo 2011 - 17:13 OLTRE 6 MESI FA

MOSCA – Dall’intervento in Libia ai conflitti d’interesse del capitalismo di Stato fino agli oneri sociali: crescono le divergenze tra il leader del Cremlino Dmitri Medvedev e il premier Vladimir Putin, che sembrano così essere già entrati in campagna elettorale a 12 mesi dalle presidenziali.

L’ultimo episodio di un apparente duello che entrambi negano è il decalogo lanciato ieri, 30 marzo, da Medvedev per modernizzare l’economia e migliorare un clima degli investimenti definito con franchezza ”pessimo” e ”strangolato” dalla corruzione.

Tra le proposte del capo dello Stato, anche l’uscita dai cda delle maggiori società statali dei ministri con competenze regolatrici del mercato, ossia con potenziali conflitti di interessi. Una mossa che colpisce direttamente alcuni dei più influenti e potenti alleati di Putin, dal vicepremier Igor Secin, lo ‘zar del petrolio’ considerato una delle eminenze grigie del governo, al ministro delle Finanze Alexiei Kudrin. Il primo è presidente del colosso petrolifero Rosneft, che ha tentato di allearsi con la Bp ai danni degli azionisti privati russi della joint venture Tnk-Bp, ora in causa. Il secondo presiede il cda di Vtb, la seconda banca del Paese.

Ma la lista dei ministri che siedono nei board delle holding pubbliche è lunga: il vicepremier Viktor Zubkov (presidente di Gazprom), il vicepremier Serghiei Ivanov (Rusnano, la società delle nanotecnologie), il vicepremier Viktor Zubkov (Rosselkhozbank), il ministro dei Trasporti Igor Levitin (Aeroflot), il ministro dell’Energia SergejShmatko (Gazprom, Transneft, RusHidro, Fsk), la ministra dello Sviluppo economico Elvira Nabiullina (Gazprom).

Secin non deve averla presa troppo bene, se una fonte vicina al suo entourage ha definito una sorpresa per tutti l’annuncio di Medvedev. Un’altra fonte del governo ha definito l’iniziativa una ”misura cosmetica”, perché l’esecutivo traccerà ancora le direttive chiave.

Anche altri esperti ritengono che la portata di questa ed altre misure annunciate ieri sarà limitata, ma molti media russi vi leggono una battaglia sotterranea tra Medvedev e Putin. Un conflitto già esploso nei giorni scorsi, quando il presidente ha rimproverato il premier per aver accostato l’intervento in Libia ad una crociata.

I principali commenti dei giornali sono chiari: ”Medvedev contro il capitalismo di Stato”, ”La piattaforma elettorale del presidente sarà basata sul sostegno degli investitori, piuttosto che sull’aumento della spesa sociale”.

Le divergenze del tandem riguardano anche gli oneri sociali pagati dalle imprese: ieri Medvedev ha proposto di ridurli dal 34% al livello precedente del 26%. Ma oggi gli ha risposto Putin: ”Non c’è una soluzione semplice. Non possiamo scaricare gli oneri dagli imprenditori ai cittadini”, ha sottolineato, ricordando che gli aumenti si erano resi necessari per sostenere il fondo pensionistico e la modernizzazione del sistema sanitario. E Putin non sembra gradire l’idea di compensare con un aumento dell’accisa su vodka e sigarette, temendo forse in periodo pre-elettorale un caro-prezzi di due beni a cui i russi tengono ancora molto. Il duello continua.