Sarah Scazzi, parla l’amica Liala: “Sabrina non era gelosa di sua cugina”

Pubblicato il 20 Ottobre 2010 - 16:02 OLTRE 6 MESI FA

Sabrina Misseri

Adesso c’è la verità di Liala sui retroscena di Avetrana: ”Io e Sabrina siamo cresciute insieme, abitiamo una di fronte all’altra da quando avevo 6/7 anni. Frequentavo sia Sabrina che Sarah, perché dove c’era Sabrina c’era Sarah. Sabrina non è mai stata gelosa di nessuno, e nel modo più assoluto di sua cugina”, ha detto a ‘Mattino Cinque’, intervistata da Federica Panicucci l’amica e vicina di casa di Sabrina Misseri e amica di Sarah Scazzi.

”Mi dissocio dalla descrizione televisiva del carattere di Sabrina. Sabrina è una ragazza semplice, aperta, pulita, lavoratrice, non eccentrica, molto timida, che si scoraggia molto facilmente e che non si sente all’altezza e per questo motivo la prendevamo in giro. Non sembra neanche lei per la tenacia con cui adesso si difende. Era legatissima alla famiglia, alla strada e alla casa in cui viveva, era molto legata alle origini e soprattutto era legata a suo padre che era la prima persona della sua vita. Sono attualmente incredula rispetto alle accuse mosse contro Sabrina e contro tutta la famiglia”.

Liala ha anche raccontato i momenti che hanno preceduto lo stato di fermo di Sabrina: ”Anche dopo che il padre ha ritrovato il cellulare – ha detto – ho frequentato quasi tutti i giorni casa Misseri, perché fu una notizia un po’ scioccante. Sono stata con lei fino al giorno prima che la portassero via. L’idea di riunirci a casa sua quella sera fu mia, perché Sabrina stava male, era in camera con la luce spenta e non mangiava e pensai che stare tutti insieme la potesse risollevare. Siamo stati tutti insieme fino a tardi, abbiamo parlato di vecchi ricordi, abbiamo visto le nostre foto da piccoline. Sabrina durante la serata continuava a domandarsi quando sarebbero arrivati i carabinieri per interrogarla, non vedeva l’ora di difendersi, di dire la propria opinione perché da sempre anche in paese hanno puntato il dito contro di lei, tacciandola di essere colpevole. Sapeva che prima o poi l’avrebbero interrogata”.