Sarah Scazzi: zio Michele chiamò il fratello dopo l’omicidio. Che si dissero? Le versioni contrastano

Pubblicato il 16 Febbraio 2011 - 18:19 OLTRE 6 MESI FA

Michele Misseri

AVETRANA (TARANTO) – Alle 15.08 del 26 agosto 2010, poco dopo che Sarah Scazzi era stata uccisa, Michele Misseri telefonò al fratello Carmine, ma sul contenuto del dialogo c’è disaccordo tra i due. E alle 18.28 dello stesso giorno zio Michele chiamò al telefono anche un nipote, Mimino, chiedendogli se avesse visto un’auto con a bordo Sarah. Ma la quindicenne era già morta.

Queste telefonate sono due elementi sui quali gli inquirenti che indagano sull’omicidio di Sarah hanno concentrato le attenzioni nelle ultime settimane per capire che cosa sia accaduto effettivamente dopo il delitto, nell’arco di tempo che comprende l’occultamento del cadavere e prima che Michele tornasse nella campagna vicino casa per raccogliere fagiolini con il cognato.

”Mi ha detto che Sarah non si trovava”, ha riferito Carmine agli investigatori in una deposizione, riferendosi a quella telefonata. Ma Michele ha sempre detto di non ricordare quella frase, e di aver riferito al fratello che, se lo avesse cercato la moglie, avrebbe dovuto rispondere che era andato in campagna perché ”erano scappati i cavalli”, motivando questo col fatto che aveva litigato con la consorte. Ma non erano veri nè il litigio nè la fuga dei cavalli.

Così come resta misterioso il motivo della telefonata di Michele al nipote alle 18.28 del 26 agosto, per di più sul’utenza della moglie di “Mimino”. Se il nipote forse non era ancora al corrente della scomparsa di Sarah, perché parlare di un’auto con a bordo la quindicenne?