Sarah Scazzi, Sabrina la strangolò in casa. Cosima non la fermò

Pubblicato il 27 Maggio 2011 - 21:19 OLTRE 6 MESI FA

Cosima Misseri (fopo LaPresse)

TARANTO  – Sarah Scazzi fu strangolata con una cintura in casa Misseri ad Avetrana il 26 agosto dello scorso anno tra le 14 e le 14.20. Ad ucciderla fu Sabrina Misseri e sua madre, Cosima Serrano, non fece nulla per fermarla, per cui la donna ebbe ”un nitido e decisivo concorso
morale nel delitto”.

Lo scrive il gip del Tribunale di Taranto Martino Rosati nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere notificata ieri sera a Cosima Serrano e a sua figlia Sabrina, quest’ultima gia’ detenuta nel carcere di Taranto con l’accusa di omicidio.

Non fu un delitto premeditato, scrive il giudice, ma frutto della gelosia che Sabrina Misseri nutriva per la cugina quindicenne che si era invaghita dell’amico comune Ivano Russo, del quale invece la stessa Sabrina era innamoratissima. Al momento dell’omicidio nell’abitazione dei Misseri c’erano Michele, sua moglie Cosima e la loro figlia Sabrina. Una volta commesso il delitto, le due donne avrebbero intimato al loro congiunto di sopprimere il cadavere, aiutandolo nel trasferire il corpo dalla casa al bagagliaio della Seat Marbella di Michele Misseri.

Quest’ultimo, poi, si sarebbe recato in contrada Mosca, nelle campagne tra Avetrana (Taranto) e San Pancrazio Salentino (Brindisi), nascondendo il corpo di Sarah in un pozzo-cisterna che poi richiuse.

Il giorno dopo, 27 agosto 2010, Cosima Serrano e sua figlia Sabrina si sarebbero recate in quella zona, secondo il gip, per verificare che il cadavere fosse stato nascosto. Il giudice ha invece respinto la richiesta della Procura di imputare le due donne anche per sequestro di persona: troppo labili ancora gli indizi, legati al racconto di un fioraio che poi ha detto di aver sognato tutto ed e’ ora indagato per falsa testimonianza.

Cosima e Sabrina saranno interrogate lunedi’ prossimo, 30 maggio, dal gip Rosati nel carcere di Taranto. Molto probabilmente nella stessa settimana ci sara’ anche il nuovo interrogatorio di Michele Misseri, chiesto dai difensori di Sabrina (gli avvocati Franco Coppi e Nicola Marseglia) e autorizzato dal gip, con la presenza dei pubblici ministeri. Oggi Marseglia si e’ recato in carcere e ha parlato con Sabrina. ”E’ disperata per l’arresto della mamma” ha riferito il legale all’uscita dal carcere. ”Da qualche stralcio dell’ordinanza sembra che la ricostruzione sia fragile quanto
prima” ha sostenuto Coppi.

”Mamma e Sabrina non c’entrano nulla” ha dichiarato la sorella maggiore di Sabrina, Valentina, che vive a Roma. Ma nelle 90 pagine di ordinanza del gip compaiono altri elementi che nei provvedimenti cautelari precedenti non c’erano. Ad esempio, un anticipo – captato grazie ad una microspia in auto – della confessione che Michele Misseri rese ai carabinieri il 6 ottobre 2010, quando indico’ dove aveva
nascosto il corpo di Sarah.

E ancora, una minima parte delle centinaia e centinaia di sms che si sono scambiati in mesi Ivano e Sabrina, il cui contenuto spesso va ben oltre una semplice amicizia e dal quale si evincono, talvolta, rapporti famigliari in casa Misseri tutt’altro che tranquilli, soprattutto tra i due
coniugi. Una dozzina di pagine dell’ordinanza sono dedicate dal gip alla pubblicazione quasi integrale del verbale di un colloquio intercettato in carcere fra Cosima Serrano e il marito Michele Misseri il 2 maggio scorso.

”Piu’ che ad un colloquio tra colui che ha assassinato una bambina senza motivo e la sua disperata moglie – scrive il gip – anche perche’ madre di altra giovane ingiustamente detenuta, pare di assistere ad un controesame di un tenace avvocato difensore che bene ha studiato gli atti, che
contesta al dichiarante le sue precedenti affermazioni, facendo appello alle registrazioni dei verbali”. E ancora prima, il 7 marzo, da un analogo colloquio in carcere, emerge – secondo il giudice – che i coniugi Misseri hanno mentito su quella porta che dalla loro casa porta al garage e sulla quale dissero che era bloccata da anni da masserizie di ogni tipo. Cosima Serrano ci sarebbe passata invece in tempi recenti, bastava spostare uno
‘zinnu’, un contenitore di olio. E le masserizie trovate effettivamente dagli investigatori quando eseguirono un sopralluogo in quella villetta in via Deledda 22 ad Avetrana avrebbero costituito un atto ‘strumentale a creare l’apparenza di un varco inaccessibile”.

Circostanza, spiega il giudice, che non significa che da quella porta sia stato fatto passare il cadavere di Sarah per portarlo in garage. Ma le menzogne emerse da quel colloquio in carcere, commentano i legali di Concetta Spagnolo, madre di Sarah, non sono altro che ”la prova regina della colpevolezza” della famiglia Misseri.

Gravi indizi, insomma, che in un processo dovranno essere tramutati in prove per una eventuale condanna. Di certo, oggi, chi guarda quella villetta sul finire di via Deledda non riesce ancora a capacitarsi come possa essere diventata, in un infuocato pomeriggio d’agosto, una trappola
mortale per una quindicenne indifesa.