Il sapore delle parole ed il colore dei numeri: difetti nell’evoluzione?

Pubblicato il 29 Novembre 2011 - 18:14 OLTRE 6 MESI FA

Una DTI del cervello umano

ROMA – Il sapore di una parola ed il colore di un numero. Non sono metafore, ma una condizione neurale nel cervello per cui i sensi sono associati a immagini o sensazioni differenti da quelle che spetterebbe loro. Questa singolare condizione del cervello umano è chiamata sinestesia e secondo David Brang, dell’università della California di San Diego (UCSD), ne ha scoperti le basi fisiologiche. Tale condizione, i cui primi casi documentati risalgono al 1812, era considerata una malattia mentale al pari della schizofrenia. Ora secondo Brang sarebbe una testimonianza dell’evoluzione del cervello umano, di cui “soffrono” molti poeti ed artisti celebri. Per Vilayanur Ramachandran, neuroscienziato della Ucsd e coautore dello studio, la “sinestesia è un ritorno ad uno stato evolutivo più primitivo”.

“Non si tratta solo di vedere il numero 2 blu, ma il 2 è un numero maschile che porta un cappello ed è innamorato del 7. Non sappiamo se tali personificazioni siano effettivamente un sintomo della sinestesia, ma pensiamo che molti scienziati fossero disinteressati perché ritenevano che le persone che lo riferivano inventassero tutto”, ha spiegato Brang, che con l’uso di Dti, diffusion tensor imaging, ha evidenziato che tali affermazioni non sono frutto di fantasia, ma di complesse connessioni tra le aree sensoriali del cervello umano. “Tra il 95 ed il 99 per cento delle persone sinestete affermano di amare la loro sinestesia e che ha migliorato la loro vita”, ha detto Brang.

Le immagini eseguite con la Dti hanno permesso di stabilire quali regioni del cervello sono attivate e potrebbero permettere di spiegare perché tali associazioni sono unilaterali, cioè un numero può evocare un colore, ma un colore non può evocare un numero. Inoltre gli scienziati stanno imparando ad ascoltare i proprio pazienti, ha spiegato Brang: “Possiamo iniziare a fidarci delle esperienze che i soggetti ci raccontano”. Una fiducia di cui prima i sinesteti non godevano da parte della scienza.

Lo studio inoltre ha evidenziato che la sinestesia è sette volte più frequente negli artisti, come poeti e scrittori, che nel resto della popolazione: “Anni fa abbiamo lavorato con una scrittrice che ci raccontava come la sinestesia l’aiutasse nel creare metafore. Ci spiegò che sapeva quale colore una parola avrebbe dovuto avere ancor prima di conoscere il significato della parola stessa”. Gli scienziati sinesteti invece sono noti per impressionanti capacità di memorizzazione, come ricordare  22.514 cifre del numero irrazionale pi greco.

La sinestesia rimane comunque un fenomeno misterioso per gli scienziati e non è chiaro se sia legata al rilascio di sostanze neurochimiche nel cervello o a condizioni genetiche, né come influisca sulle capacità creative e cognitive di un individuo. Brang si è chiesto: “Se è così importante e fantastica, perché non tutti la possiedono?”. Una domanda a cui la neuroscienza per ora non sa rispondere, ma ciò che è certo è che la sinestesia, se anche un “errore” evolutivo, non sembra affatto essere un difetto od una malattia.