La sonda Kepler osserva gli ‘starquake’: i terremoti stellari che svelano i segreti degli astri

di Veronica Nicosia
Pubblicato il 29 Ottobre 2010 - 08:22| Aggiornato il 1 Agosto 2011 OLTRE 6 MESI FA

RR Lyrae

Un nuovo fenomeno osservato dalla sonda Kepler della Nasa promette di svelare uno degli enigmi del cielo, le “starquakes”, delle oscillazioni stellari che apporteranno ulteriori metodi per la determinazione di età, grandezza e grado di evoluzione di una stella.

Così come i terremoti che avvengono sulla Terra forniscono ai geologi informazioni sula struttura interna del pianeta, gli “starquakes” rappresentano dei terremoti stellari che sono tipici di quella branca di studio detto astrosismologia, ed i cui dati raccolti da Kepler sono attesi con ansia dai ricercatori della KASC (Kepler Asteroseismic Science Consortium), che in una conferenza alla Aarhus University della Danimarca sono stati presentati.

Douglas Hudgins, del Kepler Program Scientist della Nasa con sede a Washington,ha spiegato che “usando i dati senza precedenti raccolti da Kepler gli scienziati della KASC stanno letteralmente rivoluzionando la nostra comprensione delle stele e della loro struttura”, sottolineando poi come queste scoperte stiano avvenendo “a costo zero per i contribuenti americani. Tutti gli scienziati della KASC sono supportati dei fondi dei loro paesi di origine. Questa è la perfetta dimostrazione dell’importante contributo che i nostri partner internazionali apportano alle missioni della Nasa”.

I primi importanti risultati non si sono fatti attendere: oggi è difficile battere la precisione con cui conosciamo la stella KIC 11026764 grazie ai dati di Kepler. Quest’oggetto dal cuore ricco di elio avvolto in un sottile strato di idrogeno fuso ha 5.94 miliardi di anni, è cresciuta di appena un paio di volte il diametro del Sole e continuerà a crescere fino a divenire una gigante gialla.

Intanto Thomas Kallinger, studioso delle giganti rosse all’università della British Columbia e di Vienna, annuncia che “stiamo entrando in una nuova area dell’astrofisica stellare. Kepler ci procura dati di così alta qualità che cambieranno il nostro modo di vedere come le stelle si comportano in dettaglio”.

Anche la stella variabile RR Lyrae è stata oggetto delle osservazioni del team di KASC, stella che assieme ad altre costituisce da oltre 100 anni un punto di riferimento importante per la determinazione delle distanze cosmologiche. Questa classe di stelle è definita variabile perché la loro luminosità, o ampiezza di onda della luce, oscilla secondo un periodo stabilito che può valore ore, giorni, settimane, mesi o addirittura anni per le variabili a lungo periodo.

RR Lyrae invece ha un periodo di oscillazione di circa 13.5 ore, durante il quale è possibile osservare ulteriori cicli di piccole oscillazioni definite come l’effetto Blazhko, un fenomeno a cui per decenni gli astronomi hanno lavorato, cercando di spiegarne le cause senza successo. Dai dati di Kepler oggi arriva una possibile spiegazione su questo effetto, poiché la sonda ha individuato un periodo di oscillazione addizionale a quello stabilito per RR Lyrae, che dura circa il doppio e che indurrebbe l’effetto Blazhko.

Sebbene la sonda Kepler fosse stata pensata come indagatrice dell’universo alla ricerca di pianeti e di lontani sistemi stellari simili al nostro, le scoperte effettuate segnano importanti passi per la futura comprensione del nostro sistema solare e dell’evoluzione della nostra galassia: monitorando dal 2009 ad oggi ben oltre 150 mila stelle è stata in grado di svelare molti segreti degli astri e di individuare, grazie al metodo del “transito” (quando un pianeta passa davanti al suo solo producendo un’ombra che permette di calcolarne le dimensioni), numerosi pianeti in sistemi stellari che ricordano il nostro.