Studio choc su banche cellule staminali, la donazione del cordone è inutile

Pubblicato il 22 Febbraio 2010 - 09:06 OLTRE 6 MESI FA

Un’autentica frode con medici che si fanno pagare a peso d’oro, mentre genitori disperati cercano miracolose terapie per salvare i propri figli. Questo il business che gira intorno alle banche che conservano le cellule staminali, uno scandalo denunciato da Irving Weissman, un’autorità nella medicina rigenerativa in America. La ricerca rischia di innescare un terremoto nella comunità scientifica.

Weissman, direttore dell’Istituto di biologia delle cellule staminali e di medicina rigenerativa all’Università di Stanford, California,  ha pronunciato il suo atto d’accusa  in occasione dello svolgimento dell’incontro annuale dell’Associazione americana per l’avanzamento della scienza (Aaas) in corso a San Diego. La scelta di tempo non appare casuale, in quanto in aprile la Società internazionale per lo studio delle cellule staminali pubblicherà un rapporto sulle «terapie non dimostrate», chiamando in causa – secondo alcune anticipazioni – proprio le modalità con cui operano spesso le banche del cordone ombelicale.

«I cordoni ombelicali contengono cellule staminali in grado di formare il sangue come avviene in un bambino molto piccolo» e dunque hanno solo «una limitata capacità di creare ossa e grasso», che non include la possibilità di creare «cervello, sangue, cuore e muscoli dello scheletro». Questa la tesi del direttore dell’Università di Stanford, tesi che lascia intendere l’avvio di un’aspra battaglia scientifica e legale. «C’è chi afferma che le cellule staminali contenute nei cordoni abbiano anche tali capacità, ma ciò non corrisponde al vero», aggiunge Weissman, riferendosi a costoro come a «terapisti clinici privi di basi» che «si installano in nazioni con regolamenti medici assai deboli» al fine di promuovere «terapie che non hanno alcuna possibilità di successo», presentandole invece come efficaci e risolutorie a «famiglie bisognose alle prese con malattie incurabili». L’efficacia delle «banche dei cordini ombelicali» sarebbe dunque assai minore rispetto a quanto viene in genere affermato, garantendo la possibilità di cure future solo nei confronti di un ristretto gruppo di malattie.

A innescare la decisione del docente di Stanford, che nel 2002 ha ottenuto il titolo di scienziato dell’anno in California, di uscire allo scoperto è stato il fatto di aver appurato l’esistenza di un malcostume dilagante: «In alcune occasioni questi terapisti arrivano a chiedere cifre fra 50 mila e 150 mila dollari», promettendo soluzioni tanto miracolose quanto impossibili sulla base dello sfruttamento delle staminali contenute nei cordoni ombelicali. Il danno è duplice, perché, se da un lato creano illusioni infondate in chi si trova in situazioni disperate, dall’altro privano le famiglie bisognose di fondi necessari per continuare altre cure.

Un altro filone di questi «inganni clinici» ha a che vedere con la constatazione che «in nazioni con leggi carenti», come il caso della Thailandia, queste «banche delle staminali» chiedono ai genitori di fare depositi di circa 3600 dollari «come se fosse una sorta di assicurazione sanitaria sulla salute dei figli negli anni a venire», mentre in realtà la scienza al momento non garantisce nulla di tutto ciò. L’idea di poter disporre di una sorte di bacchetta magica nel futuro è infondata. «Questo tipo di promesse e comportamenti sono errati», ha sottolineato Weissman, chiamando in causa il proliferare delle «banche delle staminali», che in realtà si registra anche negli Usa ed in alcune nazioni dell’Ue.

Non è infatti un segreto che numerosi ospedali delle maggiori città Usa offrono ai genitori di neonati la possibilità di conservare una parte del cordone ombelicale dei figli in «banche» esterne, gestite da cliniche private, al fine di garantire future possibilità di cure di qualsiasi tipo di malattie. L’intento di Weissman sembra essere quello di porre un freno al proliferare delle «banche» e anche di lanciare un monito a quei medici che, in patria o all’estero, se ne fanno promotori, sollecitando speranze destinate in molti casi a restare inappagate.

Il passo compiuto da Weissman coincide anche con la riflessione in corso nel «National Institutes of Health» (l’Istituto nazionale della sanità) sulla possibilità di modificare la definizione di «cellule staminali embrionali umane» a seguito della richiesta avanzata dal presidente Barack Obama di aggiornare le linee guida per assegnare fondi alla ricerca.