Tasse, dopo i professionisti la Gdf punta all'”evasione bianca” di pensionati e dipendenti pubblici

Pubblicato il 14 Ottobre 2010 - 16:30 OLTRE 6 MESI FA

Dopo i professionisti che “dimenticano” di mettere in dichiarazione dei redditi i proventi delle maxi-consulenze, ora la Guardia di Finanza punta ai pensionati e ai dipendenti pubblici “smemorati” nel segnalare le somme percepite per collaborazione. Quelli insomma che dichiarano, e non potrebbero fare altrimenti, stipendi e pensioni segnalati al fisco dal “sostituto d’imposta”, cioè l’azienda o l’ente pensionistico che paga, ma non dichiarano quel poco o tanto che sia che viene loro da altri occasionali lavori. Anche questa è “evasione bianca”, il reddito omesso non è “nero”, infatti chi paga trattiene e versa al fisco la “ritenuta d’acconto”, cioè il 20 per cento. Ma chi incassa, dipendente o pensionato, dimentica di denunciare la somma percepita che talvolta, per effetto di aliquota progressiva, è tassata a più del 20 per cento. Insomma una sorta di “autoriduzione” casalinga della tassa dovuta.

L’obiettivo della Gdf è quello di far emergere l’evasione di quanti, pensionati e dipendenti, arrotondano le entrate mensili ma non dichiarano somme extra.  Operazione diffusa tra i professionisti, come hanno dimostrato i risultati dei controlli già svolti dalle Fiamme gialle: 1500 casi valutati su 100mila professionisti, quelli che hanno ottenuto consulenze di tutto rispetto, da 100mila euro (l’una, non 100mila euro complessivi) in su. Da questo primo test sono risultati 158 milioni di tasse evase.

La Gdf incrocerà quindi i dati dei contribuenti che non hanno una partita Iva e presentano più Cud (certificazione unica dei redditi) ma che non hanno effettuato un conguaglio su eventuali compensi extra. Questi dati si confronteranno con quelli presentati nei modelli 770, ossia quelli con cui le aziende segnalano i pagamenti di queste consulenze.