Tesi di laurea vendute e comprate e il prof non vuole più andare in gita scolastica

Pubblicato il 7 Ottobre 2010 - 17:21 OLTRE 6 MESI FA

Tal Jimmy Vescovi scrive a Beppe Severgnini, giornalista del Corriere della Sera: “Caro Beppe, che ne pensi del fenomeno del subappalto delle tesi di laurea? Chi scrive è un ghostwriter dei laureandi, con all’attivo oltre 60 tesi… Sai che ci sono genitori che per il compleanno del figlio/a regalano il pacchetto completo: tre esami più laurea..?”. Severgnini risponde sulle colonne del suo giornale: “Molti italiani hanno perso la percezione della gravità delle proprie azioni, hanno smesso di pensare questo è bene/ questo è male. E se vengono scoperti? Sono indignati: ma come, per così poco?…Negli Usa chi copia durante un test in classe viene svergognato: è questo il deterrente… Da noi ci sono genitori che comprano la tesi per i figli… E se i piccoli vengono scoperti? Be’ li aiutano a fare ricorso”. Dallo scambio tra il ghostwriter e il giornalista apprendiamo quel che già sapevamo: le tesi di laurea si comprano e si vendono un tanto al chilo.

Dal mondo della scuola ne arriva anche un’altra. Molti professori quest’anno annunciano che hanno una gran voglia di rifiutarsi di accompagnare la classe in “gita scolastica”. Gita che spesso dura più giorni. I professori non hanno più voglia un po’ per non fare un favore al Ministero e per dimostrare che sono pochi, che l’organico è scarso. Un po’ perchè è lavoro di fatto non pagato: otto euro lordi al giorno di rimborso spese. E un po’ perchè in “gita” sono costretti a fare i guardiani, anche e soprattutto notturni, di ragazze e ragazzi cui poco o nulla importa della dimensione culturale del viaggio e tanto invece importa dell’occasione di “far casino”.

Dalla somma delle due notizie, con le notizie non si polemizza, deriva non preoccupazione, tanto meno sgomento. Due notizie che invece ci dicono che qualcosa si può fare secondo la regola del “ex malo bonus”. Dal male del mercato delle tesi, comprate e regalate come un seno nuovo o un motorino fiammante, può derivare il “bene” della abolizione del valore legale della laurea. Ne migliorerebbe la cultura, gli studi, la preparazione, il costume e l’economia nazionali. E dalla scarsa voglia dei professori di andare in gita lunga e inutile può derivare la scelta, speriamo di massa, di gita scolastica dalla mattina alla sera, ad esempio ad una cattedrale, una biblioteca, un luogo del sapere e della conoscenza umana. Strano ma vero, la scuola potrebbe fare perfino questo.