Tsunami, un algoritmo per prevederli: la ricerca del giovane italiano Giorgio Savastano

di Redazione Blitz
Pubblicato il 29 Maggio 2017 - 13:59 OLTRE 6 MESI FA
Tsunami, un algoritmo per prevederli: la ricerca del giovane italiano Giorgio Savastano

Tsunami, un algoritmo per prevederli: la ricerca del giovane italiano Giorgio Savastano

ROMA – Ha creato un algortimo in grado di prevedere gli tsunami basandosi sui dati raccolti dai satelliti. Giorgio Savastano, giovane ingegnere di Ostia a Roma e dottorando dell’università La Sapienza, ha pubblicato i suoi risultati sulla rivista Scientific Reports ed è stato chiamato dalla Nasa per proseguire la sua ricerca. Il giovane ingegnere di 27 anni ha così lasciato Roma per proseguire il suo lavoro al Jet Propulsion Laboratory di Pasadena, in California.

Anna Meldolesi sul Corriere della Sera lo ha intervistato via Skype e Savastano ha raccontato che l’idea dell’algortimo è nata sotto la guida del professore Mattia Crespi del 2015, quando i due hannoiniziato a parlarne.

“«Ho iniziato a lavorarci — spiega — quando un intervento chirurgico mi ha tenuto fermo per mesi. Da una circostanza negativa è venuto fuori qualcosa di buono». Le ricerche nel settore si sono intensificate dopo due tragedie sconvolgenti: il maremoto che ha devastato l’Indonesia nel 2004 e quello che colpito il Giappone nel 2011, causando anche il disastro nucleare. Riuscire ad avvistare prima gli tsunami, e prevederne con più precisione il potenziale distruttivo, migliorerebbe il sistema di allerta per le popolazioni vulnerabili, soprattutto nel Pacifico. «È difficile dire quante vite si potrebbero salvare, il margine di tempo per l’evacuazione dipende dalla distanza dell’epicentro dalla costa».

L’obiettivo dei ricercatori è predisporre un sistema integrato che metta insieme più dati possibile per fornire stime veloci e realistiche. Le prime informazioni che arrivano sono quelle raccolte dai sismografi, ma non esiste una correlazione semplice tra la magnitudo dei terremoti e i maremoti. Man mano che le onde si propagano nell’oceano la loro pressione viene registrata da un sistema di boe, ma si verifica anche un altro fenomeno”.

Il ricercatore ha spiegato infatti che quando si crea uno tsunami non si sposta solo l’acqua, ma anche l’aria e si creano delle perturbazioni nell’atmosfera che possono risalire anche fino a 350 chilometri dalla superficie terrestre, raggiungendo così la ionosfera:

“Questa miniera di dati viene raccolta dai satelliti di Usa, Europa, Russia e Cina. Con questi numeri, condivisi da centinaia di stazioni nel mondo, verrà fatto girare l’algoritmo di Savastano e colleghi. Si chiama Varion (l’acronimo sta per «approccio variometrico per l’osservazione della ionosfera in tempo reale») ed è stato messo alla prova con successo con i dati relativi a un evento che ha colpito le isole canadesi di Haida Gwaii. La nostalgia per l’Italia inizia a farsi sentire ma Giorgio è deciso a cogliere la sua occasione americana. Continua a correre sul lungomare, come faceva a Ostia, ed è pronto a sfide nuove. «Sto provando con il climbing ma penso soprattutto ad adattare l’algoritmo allo studio di terremoti ed eruzioni vulcaniche»”.