Uomo e scimpanzè violenti: gli unici che attaccano i propri simili per uccidere

di Redazione Blitz
Pubblicato il 18 Settembre 2014 - 12:07 OLTRE 6 MESI FA
Uomo e scimpanzè violenti: gli unici che attaccano i propri simili per uccidere

(Foto LaPresse)

ROMA – Gli scimpanzé, dopo l’uomo, sono la seconda e unica specie che attacca un suo simile con l’obiettivo di uccidere. La violenza negli scimpanzé non è però una risposta al contatto con l’uomo, come ipotizzato per anni, ma una caratteristica intrinseca al loro comportamento e dettata da strategie di adattamento. Lo studio condotto da Micheal Wilson, dell’Università del Minnesota, è stato pubblicato sulla rivista Nature.

Il Secolo XIX scrive:

“Molte specie di primati hanno infatti rapporti ostili con i membri di gruppi vicini, ma raramente si arriva a ferite o morti, forse perché il rischio di un’escalation di violenza supera il vantaggio di uccidere gli avversari. Attacchi di gruppo coalizzati e letali su individui di comunità vicine sono stati documentati solo negli scimpanzè. Due le ipotesi da cui sono partiti i ricercatori: che la violenza “assassina” sia il risultato di strategie di adattamento per accedere a più risorse, o invece il risultato dell’attività umana”.

La primatologa Jane Godall notò che offrendo banane agli scimpanzé questi si avvicinavano e rimanevano nel campo Gombe National Park in Tanzania, ma aumentavano le aggressioni di tra di loro. Smettendo di dargli da mangiare le aggressioni finirono, lasciando pensare che la violenza tra simili fosse scatenata dalla persenza dell’uomo. Da questo nasce lo studio di Wilson, spiega il quotidiano:

“Per capire quale delle due teorie fosse giusta, gli studiosi hanno analizzato 18 comunità di scimpanzè e 4 di bonobo per 50 anni. Si è così vista una sola uccisione tra i bonobo, e 152 in 15 gruppi di scimpanzè, e che le variazioni nei numeri dei tassi di uccisioni non sono collegati all’impatto umano, ma aumentano nei gruppi più grandi, con più membri maschi. Spesso sono esemplari maschi che uccidono maschi di altri gruppi vicini. Il che, conclude lo studio, supporta l’idea che la violenza assassina sia una strategia di adattamento”.