Fra la palla e il canestro non metterci il sindaco

di Gianluca Stillavato
Pubblicato il 18 Giugno 2012 - 08:56| Aggiornato il 25 Febbraio 2020 OLTRE 6 MESI FA

Se proprio devi fare una rettifica, Twitter è il posto giusto in cui recuperare le tue gaffe pubbliche. È quanto accaduto a Thomas Menino, sindaco di Boston.

Nella prima settimana di giugno, l’America è rimasta incollata avanti alla tv per le finali della Eastern Conference della Nba tra i Miami Heat e i Boston Celtics.

Alla fine, in sette estenuanti partite, l’hanno spuntata gli Heat. Ma i Celtics, con una squadra meno forte e ridotta negli uomini e nella qualità, si sono arresi solo a pochi minuti dalla fine della settima partita, grazie alla quasi eroica resistenza di un trio di giocatori di 35 (Paul Pierce), 36 anni (Kevin Garnett, che fra i vari soprannomi ha quello di KG”) e 37 anni (Ray Allen, protagonista anni fa del film di Spike Lee “He got the game”), e alle magie del loro playmaker, quel Rajon Rondo al quale i giornalisti americani affiancano spesso l’aggettivo di “erratic”, cioè imprevedibile (in positivo) e incostante (in negativo).

L’impresa sfiorata dalla squadra della sua città di fronte a una squadra più talentuosa non è passata inosservata agli occhi di  Menino. Il primo cittadino – pubblicamente – ha voluto esaltare le gesta di Garnett, chiamandolo KJ, invece che KG, e Rondo, chiamandolo Hondo (soprannome invece di un giocatore dei Celtics del passato). Tempo qualche ora, Menino si è dovuto scusare e ha affidato a Twitter la rettifica, definendo la sua gaffe “meninonismo”.

In effetti Menino, che è il 53esimo sindaco della storia di Boston, oltre a essere quello rimasto più a lungo in carica (è al quinto mandato) e primo italo-americano a guidare la città, “soffre” di malapropismo, una tendenza che porta a usare una parola al posto di un’altra, simile nel suono, ma diversa nel significato. Nella letteratura, in particolare quella comica, si tratta della nobile figura retorica della paronimia.

Menino non è nuovo a figure del genere e sono numerose le occasioni in cui ha storpiato i nomi di sportivi di Boston. Un sacrilegio, in una città dalla storia nobile, che si fregia anche del soprannome di Titletown (la città dei titoli), grazie alle numerose vittorie delle sue squadre nel basket, nel football, nell’hockey e nel baseball.

Ma magari ci sono sindaci in Italia che metterebbero la firma per fare gaffe del genere (ogni riferimento a Gianni Alemanno non è casuale). Sempre che nel mentre non sia nato un profilo fake che mette alla berlina il primo cittadino, come accaduto con @AIemannoTW.

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