Disabili, assistente sessuale a 125 euro l’ora. Medicina o mestiere?

Pubblicato il 23 Novembre 2012 - 12:47 OLTRE 6 MESI FA
Una scena del film The Sessions

ROMA – Si chiama assistente sessuale o “partner surrogato“. E’ la persona che, tecnicamente, “entra in intimità sessuale con un cliente sotto la supervisione di un terapista”. Per spiegare una figura professionale che in Italia ancora non è riconosciuta è meglio iniziare dalla definizione. In altri Paesi per i disabili esiste l’assistente sessuale. In Svizzera arriva a farsi pagare 150 franchi l’ora (124,53 euro circa).

E se altrove è una figura professionale riconosciuta, in Italia ci si chiede: è medicina o mestiere? Professione o prostituzione?

Chi ha un disabile in casa lo sa. Chi non ha autonomia di movimento, perché l’ha persa o non l’ha mai avuta, ma anche chi ha handicap mentali, ha comunque una sua vita sessuale. Che a volte è disordinata e confusa perché non vissuta. Ma comunque c’è. Che fare? Spesso l’amore e il sesso per i disabili sono tabù. Semplicemente sono aspetti della vita che rimangono abbozzati, non vissuti. Ci sono casi in cui le famiglie ricorrono alla prostituzione.

Tra queste due vie (ignorare il problema o rivolgersi a chi si prostituisce) in altri Paesi esistono gli assistenti sessuali. Che sono dei terapisti veri e propri, uomini e donne, e insegnano al cliente (non lo chiamano “paziente”) a gestire la propria sessualità, anche se questo significa relegarla alla sola masturbazione. Come? Insegnando alcuni “paletti”, come ad esempio ricordare che certe pratiche si fanno in privato, ma anche passando a “sessioni di pratica”. Sì, l’assistente sessuale arriva a fare sesso con il cliente.

Naturalmente succede dove questa pratica è riconosciuta in quanto tale, come in Svizzera e negli Stati Uniti. In Italia è relegata alla prostituzione generica che, per quanto legale, non coglie di certo la funzione sociale di questa figura. Il lavoro di assistente sessuale diventerà sicuramente più familiare e noto grazie a un film con Helen Hunt (nel ruolo dell’assistente) e John Hawkes, “The Sessions”. Film tratto da una storia vera, quella tra Mark O’Brien, chiuso in un polmone d’acciaio fino alla morte nel 1999, e la sua terapista Cheryl Cohen Greene. La loro fu anche una storia di amore, come mostra il film.

In Svizzera si paga una cifra intorno ai 150 franchi l’ora (circa 124,53 euro) per una seduta con prestatori d’opera in genere sopra i 30 anni e che hanno un’altra occupazione part-time. L’assistenza sessuale, qui, per essere considerata un’attività etica non deve essere un’attività prevalente. Lorenzo Fumagalli, che fa questo lavoro da anni nella Svizzera tedesca, spiega a Il Venerdì: “C’è chi arriva alla penetrazione e chi no, ma non è solo un limite che ci diamo noi, molti clienti sono impossibilitati all’attività genitale e allora si lavora sulla sessualità diffusa”. Ma qual è la differenza con la prostituzione? “Lavoro da 6 anni con un cliente adulto spastico  – continua Fumagalli – sordo e con seri problemi cognitivi, traumatizzato da un’esperienza con una prostituta che per prima cosa gli aveva fatto vedere un film porno. Adesso sono riuscito ad avviarlo alla masturbazione”.