Calo delle nascite? Si combatte con più asili e meno assegni: la Germania insegna

di Redazione Blitz
Pubblicato il 7 Febbraio 2013 - 07:45| Aggiornato il 3 Giugno 2022 OLTRE 6 MESI FA

BERLINO – C’è un Paese che sta peggio dell’Italia quanto a calo delle nascite: è la Germania, che proprio non ce la fa ad aumentare il proprio tasso di natalità. Fermo al rapporto di 1,39 nuovi nati per ogni donna fra i 15 e i 49 anni d’età, uno dei più bassi in Europa, molto sotto la media dei paesi Ocse, che è di 1,74.

Il numero delle nascite è crollato. Era di 663.000 nel 2011, 72 mila in meno rispetto a dieci anni prima. Tutto ciò a dispetto dei massicci investimenti della maggiore economia europea. Lo Stato tedesco spende ogni anno 200 miliardi di euro in incentivi all’infanzia e alle famiglie: è una cifra pari a due terzi del bilancio federale.

Questo scacco è il risultato di 60 anni di errori, secondo Der Spiegel che ha visionato uno studio sulle politiche per la famiglia commissionato dal governo tedesco alla società di consulenza svizzera Prognos, un dossier che suona come un atto d’accusa alle coalizioni di centrodestra e di centrosinistra che si sono alternate alla guida del Paese. E a volte sono state proprio le misure più costose a ottenere i risultati più scarsi.

Lo studio spiega come mai la Germania sia in testa nelle classifiche internazionali quanto a spese per la famiglia e allo stesso tempo sia agli ultimi posti per tasso di natalità e prospettive di lavoro per le giovani madri.

E sono risposte che non fanno piacere, evidentemente, all’attuale maggioranza di centrodestra, committente dello studio. Il dossier infatti doveva essere reso noto entro questa legislatura, ma con ogni probabilità non sarà divulgato prima delle prossime elezioni politiche, in programma a settembre.

Le conclusioni della Prognos sono che gli investimenti nell’edilizia scolastica e negli asili nido aperti tutti i giorni attivano circoli virtuosi, mentre gli indennizzi in contanti a chi fa figli innescano un circolo vizioso.

Anche perché il costoso e complesso sistema di aiuti tedesco ha come destinataria una foto ingiallita: quella di una famiglia di cinquant’anni fa. La foto che ha in mente Angela Merkel e il suo ministro per la famiglia Kristina Schröder (che pure ha solo 35 anni): un papà che lavora e porta a casa i soldi e una mamma che resta fra le quattro mura domestiche a tenere d’occhio i bambini.

Questa famiglia di 50 anni fa è il destinatario ideale del sistema di aiuti tedesco, che ignora le ragazze madri e le coppie di fatto con figli. Un sistema che fra gli investimenti in scuole e asili nido e il dare soldi contanti alle famiglie, ha sempre preferito la seconda opzione, che poi è quella che porta più voti.

In questa direzione va l’ultimo provvedimento del governo, varato fra mille polemiche su insistenza della Csu, il partito dei conservatori cattolici bavaresi. È un assegno di “congedo parentale” di 100 euro al mese alle mamme sposate che restano a casa.

Secondo gli autori dello studio, questo tipo di misure scoraggia le donne a lavorare a tempo pieno quando hanno dei bambini, discrimina i genitori non sposati e in generale non rende la vita più facile per chi vuole mettere al mondo dei bambini.

Gli esperti della Prognos ce l’hanno in particolare con due pilastri del sistema tedesco dei benefit alle famiglie: il primo è lo “splitting fiscale“, un incentivo da 20 miliardi all’anno che premia le differenze di reddito fra marito e moglie. Più è grande il divario fra i guadagni dell’uno e dell’altra più è alto lo sconto sulle tasse che si può ottenere. Una studiosa di politiche familiari ha detto che così “il mercato delle nozze è più lucroso del mercato del lavoro”.

Il secondo è più costoso beneficio, roba da 40 miliardi all’anno, è il “bonus-bambino”, l’assegno mensile di 184 euro per ogni figlio.

Sono sistemi che, soprattutto nelle famiglie meno abbienti, scoraggiano le madri dal cercare lavoro. Se hai il lavoro, non hai i bambini. Se hai i bambini, non hai il lavoro. Non è così che si incentiva la gente a fare figli e i risultati negativi di queste politiche parlano chiaro.

Ma la tendenza al calo delle nascite si può invertire, dimostra lo studio, prendendo ad esempio delle zone della Germania dove si è investito nella creazione di asili: a un aumento di posti-nido del 10% è corrisposta una crescita del tasso di natalità del 3,5%.

È un circolo virtuoso: se hanno un posto dove possono lasciare i loro figli, le mamme ritornano a lavorare, e l’aumento dell’occupazione femminile ha una ricaduta positiva sulle entrate fiscali, che poi serviranno a finanziare gli investimenti nel sociale, e quindi anche in asili e in strutture scolastiche. Si combatte la disoccupazione rendendo allo stesso tempo più facile la vita a chi vuole mettere al mondo dei figli.

È quello che è successo a Sonnemberg, Turingia, ex Germania est. Questa cittadina di 22 mila abitanti ha aperto uno dei primi asili 24 ore su 24, un progetto del sindaco della Cdu Sybille Abel. Sembra un hotel di design ed è costato 1,4 miliardi. È un “paradiso dei genitori” in un posto dove i disoccupati sono solo il 3,6%, anche grazie a strutture come questa.