Caterina De Manuele, stanca di lavorare gratis. Le dicono: “Mign…”

Daniela Lauria
Pubblicato il 21 Ottobre 2011 - 17:39 OLTRE 6 MESI FA

Caterina De Manuele (foto Il Fatto Quotidiano)

ROMA – Da giorni imperversa in rete un bizzarro botta e risposta tra Caterina De Manuele, 28 anni, e l’editore della rivista Flash-Art, Giancarlo Politi, che offriva un tirocinio non retribuito adatto “solo – recitava l’annuncio – a chi può mantenersi per parecchi mesi a Milano”.

La giovane esasperata,  una laurea al Politecnico di Milano in Design degli Interni con 109 su 110, ha scritto un’email di protesta all’editore milanese e, per tutta risposta, si è è sentita apostrofare come “mignotta”.

Poi l’appello al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: “I miei amici fanno 3 lavori per mantenersi, buttano giù rospi incredibili, e continuano a rimboccarsi le maniche nonostante centinaia di porte in faccia. Li vedo giorno dopo giorno reinventarsi una carriera, farsi venire nuove idee, trovare chissà dove la motivazione a ricominciare a crederci, ad andare avanti, nonostante gli sfruttamenti dei milioni di X (Giancarlo Politi, ndr) che popolano questo paese. “Ladri di speranze” li hanno definiti. Signor Presidente, ci aiuti a ritrovare le nostre speranze.”

Lo scambio di email è finito su Facebook. Poi in rete è stato ripreso dal Manifesto dello stagista, da Lettera Viola e dalla Repubblica degli stagisti. A farne una notizia è stato Luigi Franco dalle colonne del Fatto Quotidiano. Le proteste piovute sulla bacheca Facebook di Flash Art, hanno costretto Politi a rispondere con un messaggio ufficiale pubblicato sul sito della rivista. Nel comunicato accusa Caterina di essere “in malafede e in cerca di visibilità”. Il rimborso spese da “quasi inesistente” è diventato di 350-500 euro al mese, le possibilità di assunzione “quasi certe”. Mentre chi aveva protestato è stato definito “un utente un po’ frustrato che ignora il moderno concetto di stage”.

Caterina, ormai una carriera da professionista a Londra, vanta un passato da stagista col pedigree. In Italia. L’annuncio di Flash Art le ha fatto ripensare a quel periodo, di quando spulciava le offerte di lavoro una a una. Si è indignata quando ha letto: “Teniamo a precisare che, ahinoi, per almeno 8-10 mesi, il rimborso spese per uno stagista che deve imparare tutto è minimo, quasi inesistente”.

Si è arrabbiata “perché veniva spacciato per stage un lavoro da editor, che richiedeva una persona già formata”. Così ha deciso di scrivere a Politi ponendogli una domanda diretta: “Perché i miei genitori o chi per essi dovrebbero pagare perché io lavori per lei?”. La risposta, piccata dell’editor: “Caterina, se tu fossi in grado di lavorare per noi ti offrirei subito, anzi, prima, due o tremila euro al mese. Prima impara a scrivere, a leggere dai siti e giornali del mondo, a fare una notizia in dieci righe, a fare l’editing di un testo, a impaginare con inDesign e poi potrai avanzare pretese”. E ancora: “Lo sai cosa dice Tronchetti Provera? Lavorare oggi a buoni livelli è un lusso. Se uno non lo capisce vada a lavorare al Mac Donald”. Il colpo finale: “Chiedi allo Stato di aiutarti. La mia azienda non è di beneficenza. E tu cerchi la beneficenza”.

Non si lascia zittire Caterina che, punta sull’orgoglio, risponde vantando i propri meriti e capacità: laureata a pieni voti, sa usare almeno dieci software tecnici e parla quattro lingue, non è certo la beneficenza quella che cerca. “La beneficenza se la faccia fare lei, povero indigente che non può nemmeno pagare un povero stagista il minimo”.

Gliel’ha scritto a Politi, che ha replicato insultandola: “Ora anche le mignotte debbono parlare 4 lingue, conoscere l’arte e inDesign. Il globalismo fa miracoli”.

Ma il “moderno concetto di stage”  troppo spesso è in Italia un modo per sopperire a carenze di personale, a costo zero. Le nuove disposizioni di legge, che dovrebbero porre un freno al dilagare del fenomeno, riducono a 12 mesi il tempo post laurea che uno stagista ha per cogliere la sua occasione di stage (inteso come strumento di inserimento lavorativo) e non impongono alcun obbligo al datore di lavoro.

Sempre secondo il moderno concetto di stage è del 21 ottobre, un annuncio comparso sul Tirreno e consultabile anche sulle pagine web de “La porta del Tirreno” che in queste ore sta impazzando sul web. Ripreso da vari blog, tra cui Piovono Rane di Alessandro Giglioli sull’Espresso,  richiede il diploma e, testualmente, “una inclinazione alla subordinazione” come requisiti di assunzione.