Da Cameron Diaz alla Canalis: “Mamma è brutto e sbagliato”. Scelte di attrici? Non solo, già stampati i libri-manifesto del “senza figli è meglio”

Pubblicato il 16 Giugno 2009 - 12:44 OLTRE 6 MESI FA

Vogliono che sia riconosciuto il loro diritto, diritto ad essere donne ma non mamme, insomma diritto a non fare figli per scelta di vita. Diritto in realtà mai negato. Vogliono sia riconosciuta la loro “pari dignità”, anche sul piano della cultura e del costume. Pari dignità della non mamma con la donna che invece prolifica. Ad essere onesti la società questa “pari dignità” fa un po’ fatica a riconoscerla, però nessuno si azzarda a negarla, almeno in teoria. Adesso cominciano a voler qualcosa di più del diritto a scegliere e della “par condicio” sociale, vogliono, affermano una sorta di primazia, insomma cominciano a sostenere che la donna che non fa figli è in qualche modo “migliore” di quella che si auto condanna e si auto relega al ruolo di mamma.

Non è un movimento di massa quello delle non mamme orgogliose di esserlo e vogliose di restare tali, però è più di una moda. Cameron Diaz a Cosmopolitan: “Onestamente, non abbiamo più bisogno di bambini…Ho una vita incredibile e proprio perchè non ho figli”. Elisabetta Canalis: “Di figli non ho proprio bisogno…”.

Solo attrici grandi e piccole renitenti alla maternità? Proprio no, Paola Leonardi e Ferdinanda Vigliani firmano un libro (Perchè non abbiamo avuto figli) dove tredici donne note raccontano. Piera degli Esposti: “Ho avuto gravidanze non portate a termine, non sono pentita…”. Natalia Aspesi: “Non averne di figli non è un problema…”. Rossana Rossanda: “Firmavo gli appelli con sopra scritto ho abortito anch’io, ma non era vero. Non mi sono mai data da fare per avere figli…”. Corinne Maier: “Se proprio ci tenete ad avere un parassita, prendetevi un gigolò, è più piacevole”.

Addirittura in un libro-dialogo (Mamma, non mamma) Elena Stancanelli quasi rimprovera all’amica Carola Susani la sua gioia per la pancia. Pancia che comincia ad essere additata come preannuncio di banalità nelle scelte di vita e di materiale e morale infelicità.

Succede, accade che ogni minoranza passi dalla legittima rivendicazione del suo diritto a comportarsi liberamente, all’asserzione della parità, fino a scivolare nella pretesa di essere il meglio e il giusto. Succede quasi sempre ma quasi sempre è una parabola che vola sulle ali della libertà e sosta sulla stazione del ridicolo.