Ditelo a voce, non scrivete email. I comportamenti più irritanti in ufficio

di Daniela Lauria
Pubblicato il 3 Maggio 2013 - 16:16| Aggiornato il 8 Marzo 2023 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Se avete un problema con i vostri colleghi ditelo a voce, non affidatevi alle email. “Si fa prima ed è più riservato” è l’obiezione più comune, ma non tutti apprezzano. Le email sono sempre più il simbolo della decadenza dei rapporti interpersonali perciò, se pensavate di dirne quattro al vostro vicino di banco in una lunga e articolata mail, sappiate che potreste ottenere un’ulteriore chiusura invece che un chiarimento.

Sul Daily Mail sono pubblicati i risultati di una ricerca dell’Institute of Leadership & Management, che ha chiesto a 2.165 manager inglesi di indicare quali sono i comportamenti più irritanti sul lavoro. Al primo posto c’è appunto la cattiva abitudine di comunicare col proprio vicino attraverso la posta elettronica. Seguono: arrivare in ritardo alle riunioni, usare un gergo troppo da addetti ai lavori, spettegolare, andare a lavoro con l’influenza. Ma pure pranzare sulla scrivania, usare l’iPhone in riunione e l’aria condizionata possono divenire motivo di fastidio. Per non parlare di coloro i quali hanno una naturale antipatia per saponi e deodoranti o quelli che faticano a ricordarsi di tirare lo sciacquone.

Quanto alle email, il fenomeno è tutt’altro che marginale. Mario Perego, Direttore delle Risorse Umane del gruppo Heineken, raggiunto dal Corriere della Sera ha osservato: “Da un lato fanno scattare un meccanismo di sfiducia: perché scrivere e non parlare direttamente? Per lasciare una “prova” di ciò che si è detto?” “È vero che abbiamo poco tempo e la posta elettronica ci concede di non doverlo negoziare con l’interlocutore. Ma mi viene in mente un esperimento fatto dai nostri colleghi in Africa: un intero giorno senza posta elettronica. Alla fine i resoconti sono stati esilaranti: alcuni raccontavano di aver perso qualche etto a furia di alzarsi dalla sedia”.

Simona Arghittu, responsabile risorse umane di Nielsen Italia, è ancora più esplicita: “Spesso sono troppo lunghe e poco chiare. E poi non è necessario mettere così tanti utenti in copia, non tutti sono direttamente coinvolti in una comunicazione e a loro, appunto, si fa perdere tempo”.

Secondo Pier Luigi Celli, Direttore generale dell’Università Luiss Guido Carli, c’è poi una peculiarità tutta italiana: “Il tratto distintivo degli italiani è la mancanza di rispetto. Lo facciamo senza rendercene nemmeno conto perché siamo di un individualismo notevole”.