Federico II e il demone della politica

Pubblicato il 30 Dicembre 2009 - 12:00 OLTRE 6 MESI FA

da: Il Giornale

Il Nord, sottoposto all’influenza della cultura germanico-romana, e il Sud, soggetto all’egemonia di quella bizantino-islamica, avrebbero potuto ricomporre la loro antica ossatura unitaria, proprio perché il nuovo Regno sarebbe stato unito nella persona di Federico all’Impero germanico che dominava almeno nominalmente il comparto settentrionale della Penisola. Da questa saldatura, avrebbe scritto Gabriele Pepe nel 1938, sarebbe stato il Mezzogiorno a godere dei maggiori vantaggi. La simpatia dell’Imperatore svevo per la civiltà araba e la sua amicizia personale con il nipote del grande Saladino avrebbero fatto dei suoi porti un ponte teso fra cristianità e mediterraneo islamico. Inoltre la sua energica azione di governo sarebbe stata in grado di reprimere gli abusi del sistema feudale. Soltanto la morte di Federico, avvenuta nel dicembre 1250, concludeva Pepe, avrebbe interrotto questo grande disegno.
Il volume di Stürner ha il grande merito di demolire questa congettura, ricordandoci come i poteri effettivi di colui che fu definito dai suoi contemporanei «lo stupore del mondo», fossero in realtà del tutto inadatti a raggiungere questo…

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