GENOVA – Per gli uomini di stile la cravatta non è affatto demodée. Barack Obama, il primo presidente nero della storia americana, a tutto rinuncia ma non alla cravatta. Che il nodo sia largo o stretto, la stoffa a tinta unita o a fantasia, a Genova i lavoratori di Fincantieri ne sanno qualcosa.
All’incontro con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si sono presentati tutti in cravatta: un gesto che si fa notare, visto l’andazzo dei tempi, con i manager in sole maniche di camicia, il maglioncino per ogni occasione esibito con una buona dose di arroganza dall’amministratore delegato Fiat Sergio Marchionne, le sue camicie blu, loro piana style del premier Silvio Berlusconi sfoggiate anche in situazioni più o meno ufficiali.
La cravatta a Genova evidentemente amano indossarla ancora, come segno di rispetto e forse anche per elogiare un vecchio amarcord che poi così tanto passato non è.
La indossavano i lavoratori di Fincantieri davanti al Capo dello Stato quando gli hanno consegnato la loro lettera per richiamare l’attenzione sui 2.550 esuberi annunciati dal piano industriale: “Noi desideriamo che restino in piedi le nostre case- hanno scritto gli operai al Presidente – resti salda la casa di tutti, che è il nostro Paese. Decisivo per il futuro della cantieristica italiana l’impegno del governo oltre che del management dell’azienda. Noi ci battiamo prima di tutto per il nostro lavoro e che l’Italia non possa e non debba rinunciare a questa eccellenza proprio nel momento in cui si fa così difficile la competizione con altri paesi in Europa e nel mondo”.
E con la cravatta la delegazione di operai di Sestri Ponente, Riva Trigoso e Muggiano, è andata anche a pranzo con il presidente, rigorosamente in una trattoria di tradizione genovese.