Giovani e lavoro: le imprese cercano i “secchioni”

Pubblicato il 29 Marzo 2011 - 08:24 OLTRE 6 MESI FA

MILANO – I giovani? Bamboccioni ancora attaccati alla gonnella di mammà. E quelli che hanno intrapreso corsi di studio dedicati a informatica e tecnologia? Smanettoni poco votati all’interazione con gli altri esseri umani, “secchioni” destinati ad una vita solitaria, trascorsa davanti a schermo e tastiera. Due luoghi comuni fra i tanti che colpiscono una generazione di giovani lavoratori (o aspiranti tali) in palese difficoltà di fronte alla crisi che già da qualche anno attanaglia i mercati globali. Luoghi comuni che presto potrebbero essere smentiti, almeno secondo gli ultimi dati diffusi da Unioncamere e dal ministero del Lavoro.

Nel primo trimestre del 2011, infatti, sono previste 99mila assunzioni nelle piccole e medie imprese italiane, con un aumento netto rispetto alle circa 77mila degli ultimi tre mesi dell’anno passato. Molte di queste assunzioni riguardano i nuovi profili lavorativi di elevato livello, quelli legati all’area tecnologica, come spiega il professor Raffaello Balocco, responsabile dell’Osservatorio Ict&Pmi del Politecnico di Milano: «Si ricercano, in particolare, quei profili di elevato livello legati all’utilizzo delle nuove tecnologie digitali. E molti di loro sono giovani, cioè quelli che meglio sanno utilizzare e far fruttare le nuove tecnologie all’interno delle imprese».

Ipotizzare un’inversione di tendenza rispetto alle impietose cifre che circolano in tema di disoccupazione giovanile, è senz’altro azzardato. Ma sperare che il miglioramento evidenziato da Unioncamere si confermi non lo è. «Il dato conferma come le tecnologie digitali – prosegue Balocco – siano sempre più rilevanti all’interno delle imprese e come i giovani le sappiano meglio interpretare, per una questione di sensibilità. È interessante notare che tradizionalmente le tecnologie venivano considerate solo un modo per migliorare l’efficienza delle imprese, spesso riducendo il numero degli addetti, mentre ora ci si rende conto che possono anche creare nuova occupazione».

I profili richiesti sono i più svariati. Si va dal digital marketing manager, che sfrutta le tecnologie digitali per promuovere i prodotti e il marchio dell’azienda e il marchio sul web e sui social media, testando la reputazione dell’azienda tra i consumatori, all’esperto di web 2.0, che si occupa di strumenti per la collaborazione e la comunicazione: wiki, forum, condivisione documenti. Sempre più importante, infine, è il cosiddetto pivot Ict, come spiega ancora Raffaello Balocco: «Così come nel basket il pivot è l’uomo più alto, figura di riferimento per tutta la squadra così in una Pmi il pivot Ict è l’uomo in grado di mettere assieme tutti i pezzi, tutte le persone che concorrono a innovare l’impresa attraverso le nuove tecnologie».

Il messaggio, insomma, è chiaro e dà speranza: se per entrare nel mondo del lavoro serve una spiccata sensibilità per le nuove tecnologie, allora i giovani, con il loro senso di innovazione sono in prima fila. Smanettoni, forse, ma non più rassegnati a liste d’attesa interminabili.