Nozze col prete: il Nord non ci crede più. Il 51,7% si sposa in Comune

Pubblicato il 18 Dicembre 2012 - 12:54 OLTRE 6 MESI FA
Istat, al Nord più matrimoni civili che religiosi

ROMA – Ai settentrionali piace farlo in Comune: il matrimonio religioso resta ancora la scelta più diffusa (60,2%) tra gli italiani ma nelle regioni del Nord prevale quello civile. Lo storico sorpasso è avvenuto nel 2011: secondo l’annuario Istat al Nord il 51,7% corre a sposarsi in Comune rispetto al 48,3%  che va in chiesa. Gli italiani si sposano sempre più di rado, quasi novemila i matrimoni in meno, e progressivamente la tendenza è quella dell’abbandono della parrocchia.

CALANO DIVORZI, AUMENTANO SEPARAZIONI Nel 2010 in Italia sono aumentate le separazioni (+2,6%), mentre sono leggermente diminuiti i divorzi (-0,5%). In crescita anche il numero di minori per i quali è stato stabilito l’affido congiunto, che si conferma la soluzione più diffusa sia in caso di separazione (89,9%) sia di divorzio (73,8%). Diminuisce di conseguenza il ricorso alla custodia esclusiva alla madre, che fino al 2006 è stata la più frequente. Nell’anno preso in esame, le separazioni sono state 88.191, rispetto alle 85.945 del precedente, mentre i divorzi sono stati 54.160, a fronte dei 54.456 del 2009. I figli minori coinvolti sono stati 65.427 nel caso delle separazioni e 23.545 per i divorzi.

DISOCCUPATI, UN MILIONE SONO UNDER 35 Oltre un milione di disoccupati ha un’eta’ inferiore ai 35 anni. E’ quanto emerge dall’Annuario statistico italiano dell’Istat. Nel 2011, infatti, si contano 1 milione 128 mila persone in cerca di lavoro tra i 15 e i 34 anni.  Tra i giovani fino a 29 anni il tasso di disoccupazione dei laureati è più elevato rispetto a quello dei diplomati. Ciò dipende dal più recente ingresso nel mercato del lavoro di chi prolunga gli studi, ma anche dalle crescenti difficoltà occupazionali dei giovani, pur con titolo di studio elevato.

MADRI SEMPRE PIU TARDI Non stupisce in questo quadro che le donne scelgano di affrontare la prima gravidanza sempre più tardi. Nel 2011 il numero medio di figli per donna si attesta a 1,42 a livello nazionale, contro l’1,41 dell’anno precedente. Il valore raggiunge 1,48 al Nord, che si conferma l’area della Penisola con la fecondità più alta. All’interno dell’Unione europea a 27 i paesi con un minor numero medio di figli per donna sono la Lettonia (1,17), l’Ungheria (1,25) e la Romania (1,33 ); l’Italia si posiziona al decimo posto. In ogni caso le donne diventano madri sempre più tardi: 31,3 anni è l’età media al parto in Italia, il valore più alto fra i paesi europei, lo stesso di Liechtenstein e Svizzera; seguono Irlanda e Regno Unito (31,2).