L’anno delle scuse pubbliche: da Tiger Woods a Gordon Brown

di Dini Casali
Pubblicato il 28 Dicembre 2009 - 18:03| Aggiornato il 14 Luglio 2011 OLTRE 6 MESI FA

Sembra dimenticato l’antico adagio anglosassone: “Never complain, never excuse” con cui veniva educato il perfetto gentleman a evitare sempre noiose lamentele e a mai dilungarsi in umilianti giustificazioni. L’anno che si prepara al congedo ha visto invece un profluvio inarrestabile di scuse da parte di personaggi famosi o influenti coinvolti in atti scandalosi, cadute di stile, situazioni compromettenti, tutti ben assortiti sul sito della Bbc.

Il caso più eclatante e ultimo in ordine di apparizione è ovviamente quello della star del golf Tiger Woods, la cui immagine di marito perfetto e sportivo irreprensibile è stata devastata dallo stillicidio di rivelazioni sulla sua movimentata vita privata.

Aveva esordito Kate Winslet in gennaio: scuse non richieste e sottilmente sardoniche alle attrici rivali rimaste a bocca asciutta alle premiazioni dei Golden Globe in cui lei fece incetta di trofei.

In febbraio è il turno del superman del nuoto Michael Phelps costretto al pentimento in mondovisione per essersi saltuariamente fatto le canne.

In marzo, con una faccia di bronzo allenata in anni di raggiri finanziari, Bernie Maddoff presentò le sue scuse ufficiali, che però non gli impedirono di essere accolto a braccia aperte in un penitenziario di massima sicurezza.

Scuse di alto spessore sono poi giunte in primavera dal papa in persona e dal primo ministro inglese Gordon Brown: beneficiati del pubblico atto di contrizione furono gi indiani nativi d’America e il suddito di Sua Maestà disgustato dal disinvolto uso di denaro dei contibuenti da parte dei politici britannici.

La lista è lunga e comprende l’irresistibile David Letterman, coraggioso ad affrontare il ricatto montato per le sue scappatelle; Maria Shriver, moglie di Schwarzenegger, si è detta veramente rammaricata per aver guidato mentre usava il telefonino.

In  Italia il pentimento offerto pubblicamente come lavacro dei propri peccati è un’arte raffinata che segue la tortuosa via stretta tra una onesta dissimulazione e un irredimibile desiderio di rimozione. Esemplare è la missiva di scuse vergata di proprio pugno da un frequentatore pentito di transessuali: mittente l’ex governatore del Lazio Marrazzo, destinatario nientemeno che il Pontefice Ratzinger.