Lavoro, se sono in malattia posso uscire di casa? Le condizioni

di Redazione blitz
Pubblicato il 10 Ottobre 2016 - 11:34 OLTRE 6 MESI FA
Lavoro, se sono in malattia posso uscire di casa? Le condizioni

Lavoro, se sono in malattia posso uscire di casa? Le condizioni

ROMA – Una recente sentenza della Cassazione, si legge su laleggepertutti.it, ripresa da Adnkronos, ricorda che durante gli orari di reperibilità, il lavoratore deve rimanere a casa o presso il diverso indirizzo comunicato all’azienda con il certificato medico (salvo le esenzioni per le malattie gravi) per consentire la visita fiscale del medico fiscale inviato dall’Inps. Per i lavoratori del settore privato: dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19, sette giorni su sette (domeniche e festivi inclusi). Per i dipendenti pubblici: dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18.

Chi, durante gli orari di reperibilità, è costretto ad assentarsi da casa per una grave ragione deve comunicarlo prima e se non se ne ha il tempo, bisogna essere in grado poi di dimostrare tale urgenza.  In caso di assenza ingiustificata si perde il trattamento di malattia, con modalità diverse a seconda che non ci si faccia trovare alla prima, alla seconda o alla terza visita. Il datore di lavoro può licenziare il dipendente, ma solo nei casi più gravi.

Il lavoratore malato può uscire di casa dopo l’orario in cui può arrivare il medico fiscale a una sola condizione: tale comportamento non può pregiudicare una pronta guarigione. Quindi il datore di lavoro può far pedinare il dipendente che esce di casa fuori dagli orari di reperibilità, tramite un investigatore privato o raccogliere testimonianze. Non si può, quindi, licenziare il dipendente se la mancata permanenza in casa non è necessaria per la guarigione.

In sostanza, il lavoratore malato può riprendere (poco alla volta e lontano dagli orari della visita fiscale) le piccole incombenze della vita quotidiana fuori casa (come, ad esempio, andare a fare la spesa). Si tratta, infatti, di attività che pesano meno di una giornata in ufficio. Il tutto, però, patto di non compiere attività che possano ritardare il ritorno in servizio.