Maestri in cattedra: sempre meno. “Oltre alle donne servono anche loro”

Pubblicato il 16 Marzo 2012 - 14:36 OLTRE 6 MESI FA

ROMA- Dalla prima pagina del quotidiano “La Stampa” Alessandro D’Avenia fotografa un pezzo d’Italia che cambia: nelle nostre classi, dietro le cattedre, ci sono sempre meno maestri uomini. I bimbi delle elementari hanno circa 4,6 possibilità su 100 di avere un maestro anziché una maestra.

Per gli alunni però una figura maschile è importante, tanto quella delle donne, sia come metodo di insegnamento che come figura. «Si manifesterà nella difficoltà a costruire modelli di genere soprattutto per i piccoli maschi e i giovani maschi, e in seguito nelle relazioni fra i due generi» dice Barbara Mapelli, docente di Pedagogia delle Differenze di genere. E ancora: «la presenza di figure educative di entrambi i generi in tutti i livelli di educazione scolastica e prescolastica offrirebbe a bambini e bambine la possibilità di acquisire una maggiore complessità di visione del mondo, per stili di vita, emotività, fisicità, comunicazione».

Ecco cosa scrive D’Avenia

Per una ragazza di 14-15 anni l’uomo più importante è suo padre, non certo il fidanzato. Diventano vittime della loro emotività elevata a sistema di valutazione del reale, poco educati come sono alla tenuta, al dolore, al silenzio, alla frustrazione in vista di un obiettivo ancora lontano.

Freud ha chiarito una volta per tutte che il padre è colui che pone il limite, mentre la madre eliminerebbe ogni ostacolo sul cammino del figlio. Il padre insegna che la vita va resa sacra (sacrificata) per qualcosa o qualcuno, mentre per la madre è la vita stessa del figlio ad essere sacra. La madre dà la vita, il padre invece ricorda che c’è la morte: quindi la vita va spesa per qualcosa.